“Le Zes (zone economiche speciali) non devono perdere quella idea di attrarre grandi investimenti. Dobbiamo incentivare la creazione di una filiera che guardi anche all’Africa, che è diventata un mercato di consumo”. Così il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano nel corso del convegno “Industria 4.0, innovazione tecnologica, professioni e società: una opportunità per l’Italia e per il Sud” che si è tenuto all’Università di Salerno coinvolgendo una folta platea di studenti, studiosi, rappresentanti del mondo delle istituzioni e dell’impresa.
“Oggi anche da noi industria 4.0 non è solo uno slogan, una prospettiva lontana di quello che può accadere tra dieci, venti o trent’anni ma è qualcosa che riguarda la realtà di tutti i giorni e lo riguarda anche al Sud”, ha proseguito il Ministro. “Perché serve la politica anche per l’innovazione? Serve perché tutti i salti tecnologici nella storia dell’umanità non hanno generato benessere naturalmente. Non sono stati il frutto di un processo inevitabile”, ha evidenziato il responsabile del dicastero per il Sud e la coesione territoriale.
“Abbiamo bisogno di fare un discorso pubblico sull’innovazione, anche sulle frontiere che interrogano cose molto importanti come il rapporto tra tecnica e uomo, tra creazione di valore e l’estrazione di valore che non sono la stessa cosa, i diritti di proprietà intellettuale, la privatizzazione della conoscenza. Di tutto questo ha bisogno d’interrogarsi l’università, anche su un fenomeno come quello di industria 4.0”. Per Provenzano “attraverso l’innovazione il lavoro in tutte le sue forme può cambiare e deve cambiare”. “In un Paese che vive lo scandalo moderno delle morti sul lavoro, numerosissimi investimenti dell’industria 4.0 sono andati al miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Al convegno ha preso parte anche Vincenzo Boccia, presidente nazionale di Confindustria. “Occorre puntare ad un’industria ad alto valore aggiunto, ad alta densità di produttività e ad alta densità di investimenti. Industria 4.0 è stato questo: usare la leva fiscale per agevolare investimenti su questa linea, in una nazione che deve ricostruire attraverso la questione industriale un grande elemento di coesione del Paese. La coesione non è una questione territoriale ma un valore per l’intero Paese. Bisogna per questo avere passione per il lavoro e amore per il Paese”, ha detto Boccia.
La parola “contaminazione” ha fatto da trait-d’union tra gli interventi che si sono avvicendati nel corso del dibattito, coordinato dal Vice Direttore del “Corriere della Sera” Venanzio Postiglione. “Nel 2020 si chiude un importante Piano Strategico Nazionale noto come Industria 4.0 – ha dichiarato il rettore Loia – Industria 4.0, che ha portato il Paese ad un maggiore livello di competitività nazionale, sta aprendo la strada anche a nuovi scenari internazionali che dobbiamo sapere cogliere e declinare nella nostra realtà”.