La ricostruzione post terremoto e lo sviluppo della provincia di Avellino dal 1980 ad oggi è stato il tema al centro del dibattito che si è tenuto stamattina, in occasione del 36esimo anniversario del sisma del 23 novembre, a Sant’Angelo dei Lombardi, comunità flagellata dall’immane tragedia che devastò l’Irpinia e il Mezzogiorno.
Nel comune altirpino, alla presenza di Giuseppe Zamberletti, Commissario del Governo incaricato del coordinamento dei soccorsi nel post sisma dell’80, del sindaco Rosanna Repole, dell’on. Gerardo Bianco, dell’ex premier e sindaco di Nusco Ciriaco De Mita e dell’Assessore regionale Amedeo Lepore e di diversi esponenti delle Istituzioni, presenti e passati, è partita la proposta di mettere fine alla macchina del fango che dal 1980 ad oggi ha screditato l’operato degli amministratori dei Comuni colpiti dal sisma.
“Dopo 36 anni – ha detto il sindaco Repole, protagonista ancorché giovanissima di quei tragici giorni – occorre fare chiarezza. Non è più ammissibile che in Italia solo dopo le tragedie venga fuori lo spettro del terremoto dell’Irpinia e della ricostruzione lenta o mancata, costata miliardi di lire. Sull’Irpinia si è voluto strumentalizzare. Siamo riusciti a portare l’industria in un territorio montano impervio con tante difficoltà. Oggi siamo consapevoli di avere tante eccellenze ma anche tanti capannoni che sono rimasti purtroppo vuoti”.
Significativo l’intervento dell’ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita che alla platea di Sant’Angelo ha ricordato: “Alcuni giornalisti, tra cui i direttori Mieli e Feltri, che trattarono l’inchiesta della ricostruzione post sisma in Irpinia, nel 1994 vennero ad Avellino per chiedere pubblicamente scusa”.
De Mita ha poi ricordato i contorni che diedero vita al caso giornalistico ribattezzato poi Irpinia-gate e la querelle che lo oppose a Indro Montanelli quando il leader di Nusco querelò l’allora direttore del Giornale. Al tempo, a parlare della ‘ strumentalizzazione’ erano stati invitati il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli del Giornale Vittorio Feltri e del Mattino Paolo Graldi; tutti fecero ammenda per il modo in cui la stampa trattò quelle vicende.
“Per quanto riguarda Zamberletti – ha continuato De Mita – lo scongiurai di non prendere sede a Napoli perché sapevo che sarebbe stato travolto, addirittura io volevo circoscrivere il raggio di emergenza solo ad una parte della provincia di Avellino e non a tutta. Così non avvenne, i fondi furono estesi in maniera impropria anche a Napoli ed oggi paghiamo ancora quell’errore”.
Zamberletti, il padre della moderna Protezione Civile, infine ha spiegato: “Il sisma del 1980 è stata la maggiore catastrofe della seconda metà del secolo scorso. Bisogna chiudere il capitolo vergognoso delle accuse sulla ricostruzione. Mi sento offeso di essere stato qui a lavorare e raggiungere risultati superiori a quelli ottenuti in Friuli Venezia Giulia e sentirmi dire che la ricostruzione del Friuli è stata eccellente mentre qui si è solo pensato a sperperare denaro. Il luogo comune della cattiva ricostruzione è ingiusto”.