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Volturara, accusati di peculato: assolti dopo otto anni di processo

VOLTURARA – Assolti “perché il fatto non sussiste” dall’ accusa di peculato, in particolare quella di essersi appropriati di somme relative ai versamenti dei residenti per il rilascio di carte di identità e certificazioni anagrafiche, dichiarata invece la prescrizione dalle accuse di falso e per un imputato anche quella di simulazione di reato (ma a quanto pare anche su questa seconda ipotesi potrebbe giungere, il condizionale e’ d’obbligo, una rinuncia alla stessa per una decisione di merito). A distanza di dieci anni dai fatti contestati (che per uno dei due imputati avevano portato anche ad una misura cautelare) e dopo otto anni di istruttoria dibattimentale i giudici del Tribunale Collegiale di Avellino (presidente Sonia Matarazzo, a latere Fabrizio Ciccone e Astianatte De Vincenti) qualche giorno fa hanno scagionato e mandato assolti due dipendenti del Comune di Volturara all’epoca dei fatti (2013) addetti all’ Anagrafe. Non ci fu nessun peculato da parte loro. La beffa per un dipendente è che tutta l’inchiesta era nata proprio a seguito della denuncia che lui stesso aveva presentato alla locale stazione dei Carabinieri per un furto dei proventi delle certificazioni avvenuto all’interno degli uffici comunali. Per gli inquirenti si sarebbe trattato solo di una simulazione di reato. I due imputati, difesi dagli avvocati Enrico Matarazzo, Gerardo Rauzzino e Gerardo Di Martino, hanno visto dopo una lunga istruttoria dibattimentale escludere e cadere ogni accusa nei loro confronti. La Procura aveva invocato una condanna durissima: sei anni di reclusione la richiesta al termine della requisitoria del pm in aula. Decisiva molto probabilmente (ma si dovranno leggere le motivazioni della sentenza ndr) la circostanza emersa grazie ad una serie di documenti che i difensori di uno dei due imputati, gli avvvocati Enrico Matarazzo e Antonio Rauzzino, hanno prodotto nell’udienza del 7 dicembre 2018 ovvero ulteriori reversali rispetto a quelle già acquisite dalla PG operante (i Carabinieri della stazione di Volturara) nel corso delle indagini, e più precisamente la n. 97 e la n. 138, che attestavano ulteriori versamenti alle casse comunali per un importo complessivo pari ad euro 545,00,; importo, quest’ultimo, che sommato a quello di euro 1485,10, già accertato come versato nel corso delle indagini, confermava in termini di centesimi quello che era il conteggio relativo al presumibile incasso dei diritti di segreteria che doveva essere fatto dal Comune di Volturara. Somme che non erano evidentemente emerse nel corso del procedimento. Le varie contestazioni avevano ad oggetto altrettante ipotesi di peculato relative all’appropriazione di alcune somme di danaro (in alcuni casi non quantificate) corrisposte per il rilascio della Carta di identità ad una serie di residenti nel comune irpino e per certificazioni come stato di famiglia o residenza. Anche in questo caso la difesa ha invece prodotto alcune disposizioni normative su carte di identità e certificati che di fatto escludevano errori o appropriazioni da parte dei due dipendenti. Nessuna responsabilità, anche se è scattata la prescrizione per il reato di simulazione di reato (ma è arrivata l’assoluzione per il capo precedente relativo alla stessa somma in cui veniva contestato il peculato) per il dipendente comunale che aveva denunciato il furto dei proventi dei diritti di segreteria per i primi sette mesi del 2013. Tra le contestazioni la difesa e’ riuscita anche a dimostrare un errore di omonimia contestato agli imputati. Ovvero che in realtà l’accusa di aver riportato in luogo di una carta di identità un certificato di famiglia con i suoi costi, era in realtà basata su un dato errato. Lo stato di famiglia infatti era effettivamente rilasciato dal Comune di Volturara ad una donna che aveva lo stesso nome di quella interessata alla carta di identità per cui non c’era stata la trascrizione solo perché il registro al momento in cui erano avvenuti i fatti era nella disponibilità del segretario comunale.

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