Violenza sulle donne, Lomazzo: “Il dramma non è individuale ma collettivo. La società deve farsene carico”

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La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è un momento importantissimo per sensibilizzare la popolazione e per smuovere le coscienze di una società che spesso non fa i conti con le situazioni drammatiche che alcune donne vivono nei vari ambiti sociali.

Quello che a volte passa inosservato è un dramma di portata mondiale, che si consuma sempre più spesso all’interno della mura domestiche (ma non solo), senza distinzione di età, ceto sociale e paese di origine.

La “questione femminile” è un problema principalmente culturale, che rispecchia una situazione di arretratezza del paese, anche nei rapporti uomo/donna dal momento che le donne vengono uccise proprio in quanto donne.

Ne abbiamo parlato con la Consigliera di Parità alla Provincia, dott.ssa Domenica Marianna Lomazzo.

Oggi è la giornata sulla violenza contro le donne, quanto è importante porre l’attenzione su questo fenomeno?

“Porre questo tipo di attenzione è di vitale importanza. Noi ci possiamo difendere solo educando il territorio all’inviolabilità della persona in quanto tale. E’ importante educare i bambini già dai primi di anni di vita al rispetto per le donne. Attraverso questa via si possono abbattere gli stereotipi della società, stereotipi attraverso i quali la donna deve soccombere ai partner maschili, in cui albergano i rapporti diseguaglianza nei vari ambiti del vivere quotidiano. Necessariamente questo tipo di percorso va affrontato in primis nelle scuole.

Con la legge 119 del 2013 venne approntato un piano d’azione straordinario che prevedeva, tra le altre cose, la sensibilizzazione in ogni scuola e l’educazione dei ragazzi al rispetto delle pari opportunità e delle uguaglianze, all’inclusione del diverso. La vicepresidente della Camera aveva proposto la materia dedicata alla parità dei sessi come disciplina da insegnare nelle scuole e nelle università. Questo piano, purtroppo, è fermo ancora nelle intenzioni. Se attuato, potrebbe contrastare questo fenomeno che è soprattutto sotterraneo ma mancano i finanziamenti per realizzare azioni mirate per attuare il piano stesso. E’ tutto rimasto sulla carta, la realizzazione resta solamente nelle mani degli attori del territorio e dell’associazionismo.”

E’ un dato di fatto che quelli che vengono definiti cyber stalking siano in aumento. Come vanno affrontati?

“Ci vorrebbe una normativa forte e feroce. E’ un nuovo mondo che va normato in modo ferreo per arginare fenomeni che stanno dilagando. Noi, ad esempio, abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con l’allora presidente del Corecom Gianni Festa, protocollo siglato in Avellino, per un rapporto di sinergia congiunta per poter far emergere la gestione familiare condivisa e per trattare il tema delle denunce in comunicazione commerciale, di quei comportamenti che in maniera subliminare possano incitare alla violenza sulle donne.”

Le donne sono maggiormente spinte a denunciare i maltrattamenti o secondo lei regna ancora una certa “omertà familiare”?

“Io so perfettamente che il fenomeno è diffusissimo. Significativa in questo senso è l’indagine Istat sulla violenza perpetrata nel domestico. Negli ultimi tempi sta crescendo la consapevolezza che se il mio partner mi dà uno schiaffo è un reato. Molte donne hanno cominciato a ribellarsi alla violenza fisica, psicologica ed alle restrizioni delle libertà. E’ un dato che raccolgo, dovuto al fatto che i mass media ne parlano di più, che c’è più sensibilizzazione, più voglia di parlare di questi fenomeni che certificano le tante discriminazioni che ancora esistono tra donne e uomini.”

A che punto siamo con la prevenzione?

“In provincia di Avellino se ne fa tanta. Noi realizziamo tanti seminari, c’è un forte contributo dall’associazionismo, dai sindacati, dai dirigenti scolastici. Sul nostro territorio sono stati istituzionalizzati ed aperti molti centri antiviolenza. Gli sportelli dedicati alle vittime sono presenti a Mercogliano, Solofra, Sant’Angelo dei Lombardi, Mugnano del Cardinale, Pago Vallo di Lauro, Ariano Irpino, Grottaminarda e Vallata.

Ci sono ancora cose fondamentali di cui abbiamo bisogno. Ho trasmesso un documento al presidente De Luca ed all’assessore regionale delegato per far aprire case di accoglienza e case protette per le donne che hanno il coraggio di denunciare e che hanno bisogno di una tutela. La violenza che queste donne subiscono deve essere un fatto collettivo di salute pubblica e di cui deve farsi carico la società. Le vittime dovrebbero avere un’indennità e un accompagnamento nel mondo del lavoro in quanto, se denunciano, un attimo dopo non saprebbero dove andare a vivere.

Voglio, infine, sottolineare gli ultimi tre punti:

Per la prima volta il Governo ha accordato a donne vittima di violenza di poter chiedere tre mesi di congedo dal lavoro senza perdere lo stipendio o altri diritti. E’ chiaramente un passo in avanti importante affinché questo dramma non resti un affare individuale ma diventi un fatto collettivo.

Qualche tempo fa inviai una delibera dove chiedevo ai Comuni di costituirsi parte civile nei procedimenti penali per reati di violenza ai danni di donne e bambini. Ben 26 Comuni hanno sottoscritto quella delibera. La donna non è sola se al suo fianco c’è anche il Comune come rappresentante della collettività.

Ho lanciato un appello al Prefetto di Avellino affinché organizzi una task force interistituzionale a livello provinciale cosi come c’è a livello nazionale, in modo da fare da raccordo tra tutti coloro che sono deputati al problema. La Prefettura deve coordinare ed ottimizzare le azioni che ognuno di noi svolge sul territorio”.

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