Vincenzo De Caro e quel terzo posto al Giro d’Italia del 1978.

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Vincenzo De Caro
Vincenzo De Caro

In Irpinia c’è chi il Giro d’Italia l’ha vissuto da protagonista, su lingue d’asfalto ora roventi ora sferzate da vento e pioggia.

Il Giro d’Italia è passione, partecipazione, coinvolgimento. Si può pure non aver mai inforcato una bicicletta, ma al richiamo della corsa rosa è impossibile resistere.

Come ogni anno, non sarà uno spettatore come gli altri.

Vincenzo De Caro da Montoro, classe 1955, sul finire degli anni ’70 ha scritto una delle pagine più belle dello sport irpino.

Pagine fatte di sacrifici, di determinazione ma anche di sfortuna.

A differenza della maggior parte dei ragazzini della sua età, Vincenzo De Caro al pallone preferisce la bicicletta, a Rivera, Gimondi.

Il primo successo lo conquista non ancora tredicenne. E’ il 1968 e ai Giochi della Gioventù conquista il titolo regionale, indossando la divisa dell’Ediltrieste, società del suo paese.

Il suo stile non sfugge agli occhi degli osservatori. Di De Caro colpisce la sua semplicità nell’affrontare qualsiasi tipo di percorso.

Vincenzo De Caro al Giro d'Italia
Vincenzo De Caro al Giro d’Italia

Va forte in pianura, non si scompone in salita, non teme le discese.

I risultati gli valgono un contratto con la Mobilieri Ponsacco di Pisa, una delle più importanti società italiane a livello dilettantistico.

Con un carico di speranze, Vincenzo De Caro si trasferisce in Toscana per inseguire un sogno.

Intorno a sé non c’è più il panorama della Valle dell’Irno, della verde Irpinia, ma le strade calcate dai più grandi campioni del ciclismo.

Anche i suoi compagni di allenamento non sono più gli stessi. Gli amici di infanzia li ha lasciati a Montoro.

Ora al suo fianco ha gente del calibro di Franco Conti, Mario Beccia, Sergio Santimaria.

Da dilettante, il ciclista di Montoro va forte: vince una Firenze-Viareggio, poi una tappa al Giro della Valle d’Aosta, la Settimana Bergamasca e per due volte partecipa al Giro d’Italia di categoria.

Quel ragazzo che sembra non conoscere la fatica ha il carattere e le doti del gregario perfetto.

Doti che non sfuggono a Dino Zandegù, vecchia volpe del ciclismo italiano, nonché direttore sportivo della Mecap Selle Italia Bottecchia.

E’ il 1978 e Vincenzo De Caro passa professionista e, al primo anno, centra quello che era da sempre il suo obiettivo: la partecipazione al Giro d’Italia dei grandi.

Al primo tentativo si classifica 35° nella classifica generale, togliendosi anche lo sfizio di un terzo posto nella 19^ tappa con arrivo a Como.

Niente affatto male per un esordiente. L’anno successivo viene confermato come gregario di Mario Beccia, capitano della squadra.

La sua giornata di gloria la vive alla Gran Fondo Milano-Roma, gara di 660 km che lo vede assoluto protagonista.

All’altezza di Terni, De Caro tenta l’allungo in compagnia di Marino Amadori.

Il distacco dal gruppo aumenta chilometro dopo chilometro, ma proprio quando ha nel mirino lo stadio Olimpico, De Caro viene raggiunto dal compagno di squadra Santimaria.

Per lui comunque un onorevole terzo posto.

Nel 1979 De Caro è ancora ai nastri di partenza della corsa rosa, che concluderà al 26° posto, migliorando la posizione dell’anno precedente.

E’, però, una delle sue ultime soddisfazioni.

Nel 1980, a soli 25 anni, una fastidiosa ernia del disco lo costringe prima all’intervento e, poi, all’abbandono dell’attività agonistica.

Una carriera breve ma intensa, vissuta da comprimario di lusso.

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