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“Vietato dire non ce la faccio”, il convegno a Fontanarosa: “La sindrome di Down è un modo di essere speciali nella propria identità”

“Vietato dire non ce la faccio” è il titolo del convegno che si terrà domani mattina, a partire dalle ore 10, presso l’aula magna dell’Istituto comprensivo “L. Di Prisco” di Fontanarosa. Ispirati dal libro di Nicole Orlando e Alessia Cruciani, il sindaco del Comune di Fontanarosa, dott. Giuseppe Pescatore, la dirigente scolastica del “Di Prisco”, prof.ssa Teresa Staiano, la sociologa, dott.ssa Mercedes Russo, lo psicologo, dott. Michele Tedesco, il giornalista, dott. Andrea Festa e l’assessore all’istruzione, dott.ssa Rosa Capobianco affronteranno con gli studenti il tema della rottura degli stereotipi e il valore della forza di volontà e della perseveranza.

Ospite d’onore dell’evento l’associazione “Prendiamoci per mano” di Scafati, da sempre impegnata nella promozione dell’integrazione delle persone affette da sindrome di Down.

E’ questo un incontro particolarmente importante per la crescita degli studenti, come sottolinea la dirigente Staiano: “Nicole Orlando col suo libro è a lanciare a tutti i giovani un messaggio liberante, che ha ribaltato coraggiosamente gli stereotipi, mostrando che la sindrome di Down non è una malattia ma un modo di essere speciali nella propria identità, una via per donare anche agli altri uno sguardo nuovo sulla realtà, anzi una possibilità di essere vincenti accettando e valorizzando il proprio sé”.

“Mi piace ripetere spesso ai miei alunni una frase che ho ereditato da un mio caro maestro di vita: ‘Siate originali, non fotocopie’. Nicole, con la sua grinta, la sua ironia e il suo pensiero genialmente divergente, comunica ai ragazzi questa forza: non scoraggiatevi e non perdetevi in piagnistei; amate caparbiamente la vita, mettevi in gioco e aspirate sempre a dare il meglio di voi stessi, perché è vietato dire non ce la faccio”.

L’incontro si inserisce nel progetto annuale dedicato alla lettura, di cui il convegno ne rappresenta l’atto conclusivo.

“Leggere è un atto che apre la mente e innesca il processo del riconoscersi nella propria identità profonda – conclude la DS, Staiano-. Soprattutto per questa finalità educativa, e non solo per il potenziamento della literacy, abbiamo il dovere di incentivare i nostri alunni alla lettura. Gli adolescenti fanno i conti con il proprio ‘io’ in crescita in maniera a volte drammatica. Si confrontano continuamente con l’immagine dei coetanei sui social, con un senso di profonda inadeguatezza rispetto a modelli percepiti come ‘vincenti’, ai quali pensano di doversi conformare e omologare, vivendo, però, la frustrazione del non essere abbastanza. Non sanno che la loro felicità passa attraverso la valorizzazione della propria unicità e originalità: ecco il compito dei ‘maestri’, quelli veri, capaci di attivare negli allievi l’atto dell’accettarsi per ciò che si è e di tendere verso il meglio di sé stessi, nella scoperta delle proprie attitudini e dei propri talenti”.

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