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“Vieni in camera da letto o sei morta”, non si ferma la violenza sulle donne ad Avellino

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Pasquale Manganiello – Le cronache della città di Avellino continuano ancora ad evidenziare una escalation di violenza nei confronti delle donne. Una sequela interminabile di denunce che ha avuto il suo picco nell’ultimo mese.

Di ieri la notizia di un nuovo caso di vera e propria ossessione persecutoria. Questa volta però la giovane e coraggiosa donna non ha esitato a chiamare le forze dell’ordine, trovando, nel personale del Commissariato di Ariano Irpino, l’aiuto di cui aveva bisogno per denunciare e porre fine alle sue sofferenze.

La donna, una giovane di appena 20 anni, aveva deciso di porre fine alla sua storia con un 28enne disoccupato di un paese limitrofo ad Ariano. Da allora, per circa 6/7 mesi, la ragazza non ha avuto più pace, essendo continuamente pedinata e infastidita, poiché il suo ex cercava in tutti i modi di isolarla dal resto del mondo per costringerla a tornare da lui. Se lo ritrovava davanti in ogni locale, bar e pizzeria dove si recava con le amiche per tentare di vivere una sua normalità. Poi la denuncia sostenuta dalla voglia della giovane di riprendersi la propria vita sulle paure e la vergogna.

Pochi giorni fa la notizia di una denuncia nei confronti di un 50enne di Montoro. Nello specifico l’uomo, già sottoposto a divieto di avvicinamento nei confronti della donna, negli ultimi periodi aveva perseguitato la ex moglie, presentandosi sotto casa sua o comunque facendosi trovare in luoghi frequentati dalla stessa, tanto da costringere la vittima a cambiare le proprie abitudini di vita, soprattutto a causa delle “scenate” che lo stalker metteva in atto in varie occasioni. L’ultimo episodio violento si è verificato lo scorso mese di giugno, quando l’uomo, recatosi presso l’abitazione dell’ex coniuge, ingaggiava con la stessa una lite. Quindi, al fine di inveire ulteriormente nei confronti della donna, si scagliava anche contro la figlia minorenne presente in casa, la quale, per le percosse subite, si vedeva costretta a ricorrere alle cure mediche.

Del due luglio scorso la denuncia di una mamma avellinese da circa quattro anni subiva vessazioni con ripetute minacce di morte da parte del marito ed altre azioni persecutorie che causavano un vero e proprio stato di terrore in cui era costretta a vivere il contesto coniugale, anche per difendere la loro unica figlia di tenera età che l’uomo minacciava di portarle via con la forza.

Più volte le violenze si erano concretizzate anche con aggressioni fisiche e costrizioni a consumare rapporti sessuali contro la volontà delle donna. Costanti umiliazioni ed offese verbali si tramutavano sovente in situazioni esplosive culminanti in atti di violenza. Per questo motivo la 32enne, da giorni, si era rifugiata presso l’abitazione materna e contemporaneamente trovava la forza di reagire denunciando i fatti; nonostante ciò, il marito continuava a perseguitarla con telefonate ed sms, senza perdere alcuna occasione per replicare le sue offese e minacce. Ad oggi, per fortuna, vige il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna.

Di notevole impatto mediatico, lo scorso 28 giugno, il tentato stupro di un ivoriano 22enne nei confronti di una giovane avellinese con il migrante che ha cercato di denudare la ragazza e lei, percepita quella volontà, ha tentato di divincolarsi dall’aggressione. L’ivoriano ha perseverato, provando a gettarla per terra, continuando nell’azione violenta, ma, grazie alle urla e a un’immediata reazione della giovane donna che lo ha morso su una mano, è stato costretto a desistere dandosi alla fuga. Poco dopo è stato braccato dai carabinieri.

E’ un dato, quello della violenza sulle donne, in perenne ascesa, purtroppo, in tutta la penisola nonostante le forti campagne di sensibilizzazione messe in atto anche da personaggi pubblici e da volti noti del mondo dello spettacolo.

La violenza maschile sulle donne assume molteplici forme e modalità, sebbene la violenza fisica sia la più facile da riconoscere. Non esiste un profilo della donna-tipo che subisce violenza. La violenza infatti può colpire tutte le donne e comprende l’uso di qualsiasi atto guidato dall’intenzione di fare del male o terrorizzare la vittima. Tra i più comuni l’imposizione di pratiche sessuali indesiderate o di rapporti che facciano male fisicamente e che siano lesivi della dignità, ottenute con minacce di varia natura.

L’imposizione di un rapporto sessuale o di un’intimità non desiderata è un atto di umiliazione, di sopraffazione e di soggiogazione, che provoca nella vittima profonde ferite psichiche oltre che fisiche.

Molto spesso connessa alla violenza fisca, la violenza psicologica racchiude ogni forma di abuso che lede l’identità della donna: attacchi verbali come la derisione, la molestia verbale, l’insulto, la denigrazione, finalizzati a convincere la donna di “non valere nulla”, per meglio tenerla sotto controllo; isolare la donna, allontanarla dalle relazioni sociali di supporto o impedirle l’accesso alle risorse economiche e non, in modo da limitare la sua indipendenza; gelosia ed ossessività: controllo eccessivo, accuse ripetute di infedeltà e controllo delle sue frequentazioni; minacce verbali di abuso, aggressione o tortura nei confronti della donna e alla sua famiglia, i figli, gli amici; minacce ripetute di abbandono, divorzio, inizio di un’altra relazione se la donna non soddisfa determinate richieste; danneggiamento o distruzione degli oggetti di proprietà della donna; violenza sugli animali cari alla donna ed ai suoi figli.

E’ chiaro che ci sia la  necessità di lavorare sulla scuola, sulla famiglia, sull’educazione all’affettività, sulla gestione dei conflitti. I centri antiviolenza sono indispensabili, ma sono la cura degli effetti della cattiva educazione maschile. Quello che è certo è che il fenomeno della violenza sulle donne non è più episodico (o forse non lo è mai stato) ma strutturale.

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