VIDEO/ Sentenza Stato-Mafia, Mancino: “Un teorema lungo dieci anni, vi chiedo scusa”

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Antonella Marano – “Sono stato al centro di questa vicenda per lungo tempo. E’ dal 2008 che si è sviluppato un teorema nei miei confronti forse perché avevo accettato di diventare Ministro dell’Interno, carica che non avevo mai richiesto anche perché all’inizio della legislatura eravamo in piena Tangentopoli (1992). E la ragione della mia presenza qui è anche per chiedervi scusa. Essere precipitato nelle cronache giudiziarie è stato un colpo duro inferto nei confronti di una persona che ha risposto ad indirizzi di carattere politico e all’assunzione di responsabilità”.

Esordisce così Nicola Mancino, l’ex Ministro dell’Interno, in una sala, quella del Circolo della Stampa di Avellino, gremita di gente. Un incontro voluto per spiegare gli ultimi dieci anni di buio legati alla vicenda giudiziaria della trattativa Stato-Mafia. Oggi che è stato assolto dall’accusa di falsa testimonianza prova a ripercorrere il suo lungo cammino in politica, un percorso fatto di sacrifici e meriti in cui “ho onorato lo Stato italiano e, questo, lo posso dire anche sotto giuramento di fronte alla corte che mi ha giudicato”.

Molti i volti noti del Pd provinciale: da Enzo De Luca Enza Ambrosone, Toni Ricciardi, Lello De Stefano, Maria Elena Iaverone ai nuovi rappresentanti di via Tagliamento Giuseppe Di Guglielmo, Michelangelo Ciarcia, fino ai sindaci dem come Rosanna Repole, Valentino Tropeano e Michele Vignola, oltre all’ex Presidente della Provincia Alberta De Simone.

“Io non ho mai conosciuto la trattativa – ha aggiunto Mancino -. Se avessi appreso che c’era una trattativa avrei sollevato il problema dinanzi al Consiglio dei Ministri. Si diceva e si scriveva che al posto del più duro Scotti arriva il più morbido Mancino ma, potrei dimostrare che non sono stato un ministro morbido: il mio primo atto è stato quello di andare a Palermo e arrestare Riina, era il momento che lo Stato si facesse sentire” .

Quel processo ha trascinato per anni nel silenzio l’ex Ministro: “Sono stato messo in un angolo – ha confessato – ho trascorso molte notti in bianco, la preoccupazione è stata tanta nonostante le radici di quel processo non avessero basi solide. ‘Il fatto non sussiste’ trova infatti origine in un’inchiesta e il suo epilogo in una sentenza”. E conclude in tono intimo confessando alla platea i timori nati da un’esperienza difficile: “Ma vi assicuro che, in questi anni, è stata dura: chissà, ho pensato ogni volta che mi guardavo allo specchio, quanta gente amica ha potuto solo immaginare o associarmi a simili azioni. Mi sono ripiegato così nel silenzio tentando di onorare le mie origini. Non provenivo di certo dalla borghesia intellettuale. Ho avuto il dovere di tenere conto dei sacrifici e dare un contributo concreto al Paese”.

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