La Città di Avellino rischia di annegare sotto un cielo di foschi intrecci e giochi di potere.
Una Suburra in salsa nostrana, una città che isola felice non lo è più ormai da molto tempo ma che, al contrario, sta rivelando il suo volto corrotto e corruttibile.
E’ questo quanto emerge dalle dichiarazioni rese questa mattina presso la Questura dal capo della Procura di Avellino, Rosario Cantelmo, intervenuto in merito all’arresto dei due dipendenti del Comune di Avellino, fermati dalla Squadra Mobile con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
I fatti oggetto dell’inchiesta fanno riferimento allo scandalo degli alloggi popolari ad Avellino.
In pochissimo tempo, ovvero dalle dichiarazioni rese alla stampa locale da uno degli occupanti abusivi degli alloggi della città che aveva denunciato una mazzetta da 2700 euro in cambio delle chiavi dell’appartamento, le forze dell’ordine sono arrivate al fermo dei due funzionari di Palazzo di Città.
“Avellino – ha detto Cantelmo in apertura – si scopre essere una città dove vi è corruzione nei pubblici uffici. In questo senso è una città che non si fa mancare nulla; qui sono presenti tutti i reati. Uno dei palazzi del potere ha trovato due funzionari che hanno fatto compravendita e commercio in cambio di agevolazioni economiche. Oggi più che mai occorre fare i conti con questa realtà criminosa che ha coinvolto la pubblica amministrazione”.
Di qui il severo monito di Cantelmo: “Nessuno può appuntarsi la medaglia al petto – ha tuonato – Tutto quello che è venuto e sta venendo a galla è frutto del lavoro delle forze di polizia. Mai nessuno in precedenza aveva detto nulla. C’è stato uno scambio di danaro all’interno della casa comunale e nessuno aveva detto mai niente. Nessuno”.
Cantelmo ha spiegato, encomiando il lavoro della Squadra Mobile, che il fenomeno è molto ampio e l’inchiesta destinata ad allargarsi. “I reati contro la pubblica amministrazione sono un terreno scivoloso, occorre competenza. Troppo spesso le politiche sociali hanno rappresentato un beneficio soltanto per gli operatori e non per chi ne aveva bisogno”.
Infine l’appello del Procuratore: “I tempi sono maturi per uscire allo scoperto. Chi sa, parli adesso”.