“Queste indagini dimostrano plasticamente quanto va dicendo da tempo il Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti (già capo della Procura a Sant’Angelo dei Lombardi, ndr) sull’uso privatistico che si fa del denaro pubblico, finalizzato non al bene pubblico ma all’interesse del singolo”.
Ha esordito così il procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio stamane nel corso della conferenza stampa indetta presso la Sala Manganelli della Questura di Avellino nell’ambito dell’inchiesta su Avellino Città Servizi che ha portato all’arresto del manager Amedeo Gabrieli e al divieto di dimora per altri 5 soggetti.
D’Onofrio, nel suo intervento, ha puntato il dito contro le assunzioni finalizzate al voto di scambio spiegando: “Dall’inchiesta emerge che alcune cooperative di tipo B favorite assumevano illegittimamente dipendenti al posto di quanti, tra le fasce deboli della società, ne avevano diritto. Ecco che i danni si moltiplicano a causa di questa condotta corruttiva da parte dei pubblici uffici”.
Come nel caso dello scandalo all’Asl di Avellino, anche per il sistema che si era creato alla municipalizzata Avellino Città Servizi (Acs) gli indagati sapevano già delle attività poste in essere da mesi dagli inquirenti. “Nonostante questo – aggiunge D’Onofrio – dall’ascolto delle intercettazioni, gli indagati continuavano incuranti a commettere le stesse condotte illecite, impassibili rispetto al bene pubblico ma anche all’azione della Procura”.
Infine, D’Onofrio – a margine della conferenza stampa – ha dedicato un passaggio anche a quanto affermato da Ciriaco De Mita due giorni fa parlando del tema della corruzione in un convegno al De La Ville: “Nei giorni scorsi – ha concluso D’Onofrio – ho ascoltato le parole di un autorevole esponente della politica che parlando di corruzione spiegava che se la corruzione è il sistema allora diventa difficile dire chi è il corrotto. Io dico che la collettività non può e non deve accettare questo”.
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