VIDEO/ Sacripanti: “Cantù la mia città ma penso solo ad Avellino. E Gerasimenko…”

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Non sarà di certo una gara come le altre per coach Pino Sacripanti, capo allenatore della Sidigas Avellino, che domenica ritornerà nella sua Cantù ancora una volta da avversario.

L’emozione che pervade questo pregara in casa Avellino è fortissima. Sacripanti, nella consueta conferenza stampa pre-partita, preferisce però cominciare dai suoi spiegando: “Sappiamo tutti che Pini è via per mettersi definitivamente a posto con la schiena e che quindi ci siamo allenati con tre lunghi. Stiamo cercando di trovare una giusta intensità nonostante l’assenza di un lungo – ha detto Sacripanti – Stiamo bene fondamentalmente, è stata una settimana di lavoro molto intenso dove abbiamo provato a forzare un po di più in allenamento, ora che le regole in difesa sono state assimilate bene. Ci manca l’intensità per i 40′ e questo è un nostro punto di debolezza”.

L’argomento del giorno è però il ritorno di Sacripanti da avversario nella sua città natale. “Per me – ha spiegato – è chiaro che non potrà mai essere una giornata normale. Cantù è la mia città. Qui ho giocato nel settore giovanile che poi ho subito allenato a 24 anni, vincendo tre titoli italiani. Poi a 30 anni sono diventato allenatore della prima squadra. I primi sette anni sono stati bellissimi e anche nell’ultimo mio biennio di allenatore a Cantù abbiamo raccolto buoni risultati”.

Ancora: “Sotto il profilo umano la scuola di Cantù mi ha dato tantissimo, prima con Aldo Allievi, poi con Francesco Corrado che è stato come un secondo padre per me, e poi con Anna Cremascoli che mi ha dato di nuovo la possibilità di ritornare a casa. Per me sarà indiscutibilmente un passaggio molto forte e credo che lo stesso varrà per Buva e Leunen, legatissimo alla città. Però ora penso fortemente alla mia squadra che sta facendo un percorso molto importante”.

COME BATTERE CANTU’ – “Siamo in un punto del torneo in cui è importante fare quello che ti riesce bene. Più che altro, a Cantù il fattore più importante è quello del campo perché lì troviamo il tifo più caldo d’Italia, con un calore e una spinta che trasmette il pubblico che è a ridosso del campo che è unico. Noi però dobbiamo pensare solo a noi stessi. Ho già giocato da avversario a Cantù, occorre concentrarsi sulla partita e non sul contorno. Accoglienza? Alla palla a due sarò massacrato da tutti e tutto, così va il mondo del professionismo”.

L’ARRIVO DEL MAGNATE DELL’EST – Il canturino Sacripanti commenta così l’arrivo di Gerasimenko in società: “Da una parte sono molto contento perché grazie al blasone di Cantù, grazie al calore del pubblico, grazie al fatto che Cantù è la squadra italiana più titolata in Europa, grazie a tutto questo e al fatto che Cantù è sempre stata una società economicamente a posto è arrivato una persona così forte che potrà cambiare le sorti del club già da quest’anno. Dall’altro, da cittadino di Cantù sono molto rammaricato perché abbiamo dovuto aspettare che arrivasse uno da fuori per costruire un palazzo dello sport dopo che dagli anni 90 ad oggi sono venuti fuori due aborti. C’è amarezza perchè una terra laboriosa come la Brianza non può e non deve aspettare l’arrivo di un profeta straniero”.

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