VIDEO / Rosa, l’infermiera precaria in lacrime: “Il Covid, un mostro maledetto. Se ripenso ai tanti anziani che abbiamo assistito…”

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Alfredo Picariello – Non riesce a trattenere le lacrime, Rosa. Nonostante la fasi più difficili dell’emergenza coronavirus, al momento, siano solo un ricordo. Ma quei momenti, quegli attimi, quelle frasi di paura e sconforto, gli sguardi di timore, sono ben impressi ancora nella sua mente ed accompagnano la sua quotidianità. Rosa è giovane ed è una delle tante infermiere scese oggi in piazza per rivendicare i propri diritti. “Si sono dimenticati di noi”, dice con uno filo di voce. Ma dagli occhi, anche se un po’ nascosti dagli occhiali da sole, si capisce che lo vorrebbe urlare forte, in faccia a qualcuno.

Dall’inizio di aprile, Rosa è stata in forza alla centrale operativa del 118. E la sua vita è cambiata, forse per sempre. “All’improvviso – racconta – sono stata quasi catapultata a fronteggiare l’emergenza. Ed ho avuto tantissima paura, lo ammetto. E’ stata un’emozione forte. Ma devo ringraziare i miei colleghi, soprattutto quelli che sono al 118 da più tempo. Loro sono stati davvero degli eroi, qualcuno è stato anche colpito dal Covid-19”.

“La gente era spaventata – dice ancora Rosa -. Soprattutto chi ci telefonava da Ariano Irpino, sembrava atterrito. Molti, lì, sono stati lasciati completamente soli. Noi, per loro, siamo stati anche un supporto psicologico, li abbiamo aiutati non solo dal punto di vista sanitario, abbiamo provato a dargli conforto. Non sapevano cosa fare, come comportarsi per affrontare questo maledetto mostro che ha spezzato troppe vite e che ha distrutto la quotidianità di tutti noi. E’ stata un’esperienza bruttissima il covid, credetemi, ancora oggi non riesco a nascondere la mia emozione”.

“Ricordo soprattutto le persone anziane, le loro difficoltà, la tosse, la febbre alta. E’stato bruttissimo. Ma ci sono stati anche momenti belli, grazie a Dio. Quando ci informavano che i pazienti che avevamo conosciuto erano guariti, c’è sempre stata tanta felicità. Ieri, ad esempio, un paziente ci ha ringraziato con fiori e dolcetti. Ora vorrei dire al Governo di non lasciarci soli, la sanità ha bisogno di persone giovani. Personalmente, sono infermiera precaria, vincitrice di concorso in Piemonte. Ma non vorrei lasciare la mia terra”.