Alfredo Picariello – C’è chi dice no. Il taglio del numero dei parlamentari non è gradito a tutti. Ad Avellino è nato ieri il comitato provinciale per il no al referendum costituzionale. Un movimento trasversale che vede in campo cittadini del capoluogo ma non solo: il no arriva anche da Cervinara e dall’Alta Irpinia in particolare.
In prima linea “App” con Francesco Iandolo, consigliere comunale di Avellino. “Il sì è frutto di una deriva populista che negli anni sta attraversando e aggregando il Paese”, dice. “Verrebbe meno, con il sì alla riforma, l’espressione piena e totale di quella che deve essere la partecipazione alla vita pubblica”.
Il dibattito si tiene davanti la villa comunale di Avellino, nel pieno rispetto delle norme anti-covid. Oltre Iandolo, ci sono Mariagrazia Papa e Massimo Villone, costituzionalista, docente emerito di Diritto Costituzionale alla Federico II di Napoli e quattro volte senatore.
“I motivi del sì sono inesistenti”, afferma Villone. “Se parliamo di costi, i risparmi sono risibili, ovvero un caffè all’anno al bar per ogni cittadino italiano. Se parliamo di inefficenza del Parlamento, è vero, può esserlo, ma può accadere sempre quando la maggioranza litiga come avviene ad esempio in questi giorni per il Mes, i vertici dei servizi segreti e altri argomenti. Si litiga in pochi come si litiga in molti”.
“Si rischia – prosegue – di avere territori senza voce. Già oggi abbiamo un Parlamento dominato dalle oligarchie. Sono in pochi a decidere chi va a Roma. Gruppi di potere o lobbies potranno influenzare ulteriormente i parlamentari se dovesse passare il sì. Non ci sarà nessuna velocizzazione dei lavori parlamentari, come qualcuno vorrebbe far credere. Il popolo, in poche parole, avrebbe sempre meno voce”.
“La scelta di votare sì non è una vittoria del Pd ma è una vittoria di altri. Infatti, pezzi importanti del Partito Democratico sono orientati verso il no, nonostante quello che dice il segretario Zingaretti”.