VIDEO/ Radici irpine, premiato l’Abate Guariglia: giovani e territorio, tanto da fare

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MERCOGLIANO – Giovani e montagna. Nel giorno in cui a Montevergine, grazie ad una sinergia tra più enti viene inaugurato un info pointe, l’Abate Riccardo Guariglia, che e’ stato anche premiato nel pomeriggio al Loreto per il suo lavoro continuo, ha voluto rilanciare questi due impegni. Tutelare la montagna, Montevergine, che e’ un dovere da uomini e soprattutto da cristiani. Stare al fianco dei giovani, che vivono in un mondo loro, per cui però “abbiamo tanto da fare”.

LA MOTIVAZIONE DEL PREMIO

Il “Premio radici irpine 2024” e’ stato conferito all’abate di Montevergine per il “riconoscimento del suo straordinario contributo alla valorizzazione del territorio irpino e alla promozione della sua identità spirituale e culturale. Nel novecentenario ha saputo trasformare questa storica ricorrenza in un’occasione unica per dare visibilità all’Irpinia, facendone un punto di riferimento per fedeli studiosi e appassionati di storia e tradizioni. Attraverso celebrazioni, eventi, iniziative di ampio respiro ha saputo raccontare al mondo la profonda spiritualità e il ricco patrimonio culturale di Montevergine attirando visitatori e suscitando rinnovato interesse verso il territorio. Il suo instancabile impegno nella guida spirituale della comunità Benedettina e costante lavoro per il recupero e la riapertura dei luoghi sacri di inestimabile valore, come ad esempio l’abbazia del Goleto, testimoniano una dedizione straordinaria alla Fede e al servizio della collettività, grazie alla sua visione e determinazione ha restituito all’ Irpinia un gioiello di spiritualità e cultura rafforzando il legame profondo tra passato e presente, tra memoria e futuro”.

L’ABATE: ABBIAMO TANTO DA FARE PER I GIOVANI E IL TERRITORIO

“Io penso che quando si ottengono questi riconoscimenti il mio sguardo va a Montevergine, perché tutto quello che facciamo o  abbiamo fatto è sempre per valorizzare sempre più il santuario e tutte le opere del Santuario. Mi fa piacere pure che nelle motivazioni sia stato anche menzionato il Goleto, che per me è una tappa molto importante, non solo della mia vita, ma anche della comunità monastica di Montevergine, oggi sono felice perché stamattina,  mi ha preceduto Vincenzo,  abbiamo inaugurato sopra (a Montevergine)  una sede che da anni, lui lo sa,  speravo si potesse realizzare.  Il  mio maestro di noviziato,  trenta  anni fa, l’abate Nazzaro. Quando gli dicevo: dobbiamo fare questo o dobbiamo fare quello, la risposta era sempre: avrete una vita per farlo”. L’Abate Riccardo Guariglia ha aperto cosi’ il suo intervento al Loreto, durante la cerimonia di consegna del Premio. “Devo dire che tutte le cose che pensavo negli anni di formazione man mano le stiamo costruendo, io e la comunità.   Si parla di radici, la prima radice mia sono proprio i padri che non ci sono più e dico sempre ai giovani:   se noi oggi abbiamo questo e grazie a chi ce l’ha consegnato. Quindi cerchiamo di mantenerlo al meglio. San Benedetto nella regola,  perche’ sono prima un monaco benedettino e poi una abate, raccomanda all’abata una cosa,  di essere un saggio amministratore delle cose spirituali e delle cose temporali. Una grande responsabilità. Noi siamo obbligati, sembra anche brutto usare questa parola,  a leggere la regola ogni anno per intero. Noi  lo facciamo, a fine pasto. Ecco a fine pasto leggiamo tutto perché noi non parliamo durante i pasti. Leggiamo un pezzo della regola e  proprio da ieri stiamo leggendo il capitolo dove si parla  delle elezioni dell’abate  e dove si raccomanda tanto all’abate. Anzi,  ogni volta che l’ascolto lo sento mi viene sempre la pelle d’oca, perché essere saggi amministratori sia dei beni spirituali, ma di grande di quelli temporali non e’ facile. Non è facile mai come oggi. Ecco la spiritualità dobbiamo cercare di mantenerla, di preservarla sopratutto. Comunque sono contento per questa tappa, ecco e devo dire un’altra cosa.  Mentre Vincenzo parlava, ricordando quante attività stiamo facendo e portando avanti, ho pensato che questo è bello,  perché mi dà vita.  il suo primo tentativo. No, dico al fatto di fare sempre cose di portare avanti dei progetti. Immagino Montevergine come il mare e queste iniziative come fiumi.  Ecco tutti questi fiumi tutti hanno qualcosa da fare per arrivare poi a ingrossare il proprio il mare, uno di questi è proprio la Dmo”. L’impegno per il territorio, quello da cristiani e da uomini: “Ecco, sono contento che oggi, inaugurando questo point da Montevergine lo slogan sia: la montagne da amare.  Perché adesso abbiamo la responsabilità come uomini, ma anche come cristiani di salvaguardare un po’ con quella che è la nostra natura, il territorio che c’è stato consegnato e cercare di mantenerlo bene. Oggi è difficile mantenere, io lo vedo a Montevergine, come la nostra montagna negli anni è stata deturpata,  è stata inquinata ed è un peccato. E allora speriamo che questa montagna da amare  possa offrire l’occasione veramente per rilanciare proprio il territorio, stiamo portando avanti i vari progetti questo di Vincenzo della Dmo”.

LA DMO: COSI’ VALORIZZIAMO I TERRITORI

Valorizzare i territori e la loro identità : continua la mission della Dmo Irpinia (Destination management organization) che ha intrapreso un percorso volto alla valorizzazione delle tradizioni, della cultura, della memoria delle aree interne dell’Irpinia. “Le radici nel mondo globalizzato ed indifferenziato – si legge in una nota – a tratti sembrano nascoste, dimenticate. A volte sembrano destinate a scomparire, soffocate dal livellamento delle mode e delle tendenze contemporanee, ma le radici emergono sempre e offrono spunti per iniziative coinvolgenti e uniche”. Quella di ieri è stata “una data indimenticabile,una giornata dedicata alla scoperta di tesori spirituali e culturali, talvolta nascosti, alla riflessione per celebrare il patrimonio spirituale dell’Irpinia, visitando il Santuario di Montevergine e l’Abbazia del Loreto di Mercogliano. Un momento importante per riflettere sul turismo religioso verso il Giubileo 2025, e riscoprire la vita e l’opera di San Guglielmo da Vercelli”.