Nessuna sete di vendetta ma l’esigenza, concreta, di dare voce ad una donna assassinata dal marito durante una mattina di inizio maggio. Il 5 maggio, per l’esattezza. Furono giorni difficili, quelli, per Avellino. Poche settimane prima, l’omicidio Gioia. Nato e consumato, pare, in ambiente familiare. Lo stesso per la povera Antonietta Ficuciello. L’83enne fu uccisa dal marito, l’85enne Gerardo Limongiello. La soffocò nel sonno con un cuscino. A casa loro, in via Iannaccone, traversa nei pressi del Tribunale. Poi la vegliò. Infine, il tutto nel giro di poche ore, andò a costituirsi dai carabinieri.
Vera Ficuciello, 73 anni, sorella di Antonietta, ha deciso che la sua congiunta deve avere “voce e dignità”. Stamattina, nel corso del processo in corte d’Assise, si è costituita parte civile con l’avvocato Alfonso Laudonia. Il prossimo 22 dicembre, in aula dovrebbe comparire l’uxoricida. Reo confesso.
“Nessuno si sarebbe mai aspettato quello che è poi successo. Era una famiglia perbene, unita, tutti gli volevano bene”, dice Laudonia. “Nessuno riesce a darsi una spiegazione. Gerardo e Antonietta erano voluti bene da tutti i familiari e stavano decidendo di andare a trascorrere in una casa di riposo i loro ultimi anni della loro vita. Loro stessi avevano sempre vissuto in armonia”.