Matrix, il programma televisivo di attualità e approfondimento giornalistico in onda su Canale 5, ha visitato i luoghi dell’Irpinia devastati dal terribile sisma dell’80.
Il prossimo 23 novembre verranno ricordati, 36 anni dopo, quei novanta secondi durante i quali il terremoto di magnitudo 6.5 causò la morte di quasi 3mila persone e la devastazione di tantissimi borghi dell’avellinese e della Lucania.
I comuni prossimi all’epicentro – tra cui Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Laviamo, Muro Lucano – furono letteralmente rasi al suolo, altri – come San Mango sul Calore – gravemente danneggiati.
Il microfono dell’inviata Lella Volta ha dato voce alle testimonianze di alcuni superstiti a quel 23 novembre proprio residenti a San Mango sul Calore, al tempo tra i borghi più belli dell’Irpinia, dove si contano 84 vittime.
“Ora ci sono le case sì, ma quel che manca è il senso di comunità, di appartenenza”: questo si evince dai racconti della gente del posto, che con nostalgia ricorda la vita pre sisma.
Dopo il sisma la ricostruzione: le escavatrici hanno spianato il colle su cui sorgeva San Mango, che ora dell’antico insediamento ha conservato soltanto il nome.
“Sembra di vivere dentro un plastico”: confessa l’inviata al sindaco sammanghese Gennaro Uva, che risponde: “A questo paese manca l’identità storica, qualcosa forse si poteva recuperare del nostro vecchio borgo, anche se le esigenze della ricostruzione hanno portato ad accelerare i tempi”.
Ora con la prossima ricostruzione delle zone del Centro Italia, colpite dai potenti eventi tellurici dei giorni scorsi, si rischia lo stesso problema: quello della perdita delle radici e delle cultura di quei luoghi, di come essi apparivano prima del terremoto. Così come non è stato per l’Irpinia, magari per i borghi del Centro Italia, in ottica di una futura ricostruzione, si potrebbe lasciare qualche traccia storica o paesaggistica in più della vita precedente al sisma.