Antonella Marano – Il rombo dei motori diesel della Fca di Pratola Serra è nel mirino della crisi da oltre dieci anni. Dieci lunghi anni affidati alle speranze e alle attese di tempi migliori e alle boccate d’ossigeno concesse dagli ammortizzatori sociali.
Come ha raccontato Italia D’Acierno, rsa Fiom, in un’intervista ad Irpinianews: “Ad oggi, purtroppo, si trascina ancora l’era Marchionne. Dal primo giugno non abbiamo avuto né conferme né tantomeno disdette sulle prospettive dello stabilimento di Pratola. Il silenzio che accompagna le nostre giornate, dal primo giugno, ci preoccupa.
Questo stabilimento, massimo produttore di diesel in Campania e al Sud Italia insieme a quello di Termoli, ha bisogno di risposte. La nostra più grande paura è quella di ritrovarci nella stessa situazione dei lavoratori di Valle Ufita (ex Irisbus ndr) che hanno appreso della chiusura della loro azienda attraverso i giornali”.
Per questo motivo i lavoratori hanno deciso di rompere quel muro di silenzio e di mobilitarsi, lo hanno fatto attraverso una lettera indirizzata alle Istituzioni e ai parlamentari irpini, a cui chiedono di ascoltare “il nostro appello e di sostenere questo nostro percorso destinato unicamente a trovare una soluzione ed una prospettiva degna ai tanti lavoratori della Fca”.
Intanto la Fiom Cgil dà appuntamento, anche agli stessi parlamentari a cui è indirizzata la missiva, a lunedì 15 ottobre dalle ore 10 dinanzi allo stabilimento per un’assemblea pubblica.
Una mobilitazione, anche istituzionale, per intervenire con urgenza sulle strategie e le azioni da realizzare per evitare gli esiti negativi che si vanno prefigurando, ponendosi un duplice obiettivo: allocazione di un nuovo motore per garantire il pieno utilizzo degli impianti così da introdurre un principio di equilibrio tra gli stabilimenti e la riconversione produttiva verso i sistemi di propulsione alternativi.
“Le dinamiche generali che si collocano sullo sfondo della crisi della ex Fma – si legge nella lettera – sono da attribuire alla crisi di mercato che sta attraversando il motore diesel, motore che rappresenta il 99, 5 per cento di produzione dello stabilimento. Come è ormai noto, questo tipo di propulsore non sarà più prodotto dalla Fca a partire dal gennaio del 2022. Nella presentazione del piano strategico, infatti, la Fca lo scorso primo giugno, non ha lasciato spazio ad equivoci.
In questo scenario diventa indispensabile mobilitarsi per costruire un progetto industriale lungimirante di riconversione produttiva, in grado di valorizzare le competenze e le economie di sistema per il rilancio della produzione, la garanzia dell’occupazione e la tutela delle condizioni lavorative”.
Per la D’Acierno “i dati sul ricorso agli ammortizzatori sociali ci consegnano un quadro ancora più preoccupante: 1400 giornate tra Cigo, Cigs e Cds per ogni lavoratore con una perdita salariale che ha raggiunto la cifra di 50mila euro media pro capite. La cassa integrazione che, ancora tutt’oggi ci accompagna, più che uno scudo per le emergenze è divenuta un’abitudine, cosa ancor più grave.
E’ giunto il momento che – conclude – le Istituzioni rispondano a questa emergenza e che i parlamentari irpini, Maraia, Gubitosa e Sibilia, si attivino concretamente per questa importante vertenza”.