MOSCHIANO- “Signore della vita, Signore che tutto puoi e tutto sai, fa che i nostri cuori perdonino l’ingiusta causa, prossima o remota, che ha allontanato da noi e dai nostri sensi il nostro fratello Mimmo. Egli parte per giungere nella comunione divina, ma resterà per sempre con noi… con la sua nobile eredità di uomo giusto, mite e sorridente, lavoratore onesto e instancabile”.
E’ un passo della preghiera finale che nella sua omelia Don Vito Cucca ha voluto rivolgere per ricordare come l’eredità di Domenico Romano, il suo esempio, sopravviveranno alla morte. In una chiesa di Maria Ss della Carità addobbata a festa, quella prevista nei prossimi giorni, oggi c’è l’intero Vallo di Lauro a piangere il quarantottenne vittima del frontale lungo la Ss403. All’esterno la piazza è gremita, ed esplode in un applauso quando il feretro esce dalla Chiesa, portato in spalla dai familiari del quarantottenne, stremati da cinque giorni di dolore per una vita spezzata senza motivo. Ai familiari Don Vito ha affidato un messaggio importante: “lo spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola, ($al 129, 5) Con il Salmista ti sussurriamo queste tue parole. Signore, sostieni ora la speranza di Sara, Francesca e Leonardo. Perché è su di te che ora essi si aggrappano, con la cara mamma Emilia, i fratelli Sabato, Vincenzo, Benvenuta, Giuseppina, Darioe Antonella, i suoceri Antonio e Filomena” e ha aggiunto: “Tu, sostegno dell’orfano e della vedova, non dimenticare le lacrime di questi nostri cari ma resta sempre al loro fianco, confortali, e accompagnali”.
In Chiesa ci sono anche il sindaco Sergio Pacia e i componenti della sua amministrazione. A Moschiano e’ giunto anche il sindaco di Lauro Rossano Boglione. Lutto cittadino e paese in silenzio, come in questi giorni di shock per quanto avvenuto il primo agosto. Sono ancora le parole dell’ omelia di Don Vito a rappresentare il momento di dolore per tutta la comunità: “Ed eccoci, mentre vediamo adesso il nostro Mimmo andare via, come un battello che incamminatosi sul largo del mare va via, senza lasciare traccia. Signore facciamo una tenda per lui e per noi. Non far finire la gioia e la pace, che per tanti anni Mimmo ha donato a coloro che lo hanno conosciuto. Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte (Sal 117,18) Una domanda scalcia nei nostri cuori nelle nostre mente. Perché Signore? Perché dovevamo vivere questo dolore, così angosciante, opprimente, paradossale e ineffabile? Rispondici, tu che hai detto di essere il Dio della vita, tu che hai promesso mentre eri su questa terra che nessun credente in te andrà perduto. Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Lc 24,26) Signore della eterna vita, il nostro perché angosciato trova risposta solo nella tua parola, diradando la nube della tempesta e trasformandola in nube gloriosa, preludio di una visione eterna e sconfinata. Questa sofferenza atroce ha senso perché sappiamo che tu non hai abbandonato il nostro Mimmo in quel momento, perché battezzato in te, il suo spirito è immortale. E per questo in lui vediamo ora realizzarsi la tua trasfigurazione: Mimmo doveva mostrarci in una sera di agosto che non è vana la fede dei cristiani: noi risorgeremo, noi siamo fatti per l’eternità”.