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VIDEO/ L’8 marzo al servizio dei cittadini, l’omaggio dei Carabinieri alle donne dell’Arma

L’8 marzo è la giornata per antonomasia dedicata all’universo femminile, e una parte importante di questo universo la ricoprono tutte le donne in divisa che lavorano ogni giorno per la nostra sicurezza.

Sono passati già diciannove anni quando usciva sulla Gazzetta Ufficiale il primo bando di concorso per il reclutamento nelle Accademie a cui poterono partecipare anche le donne. Oggi esse rappresentano il 5% del totale delle nostre Forze Armate.

Il 2000 fu l’anno della rivoluzione “rosa” per l’Arma dei Carabinieri, furono arruolate le prime donne, in applicazione della legge approvata nell’ottobre del 1999 che prevedeva l’ingresso nelle Forze Armate di personale femminile.

Le prime ufficiali donne a indossare le stellette nell’Arma dei Carabinieri, nell’anno 2000 vinsero il concorso per tenenti in servizio permanente effettivo del ruolo tecnico logistico amministrativo, nella specialità Psicologia. Al termine del corso di formazione, sono state nominate capitano e immesse nella vita militare in cui hanno fatto, in pratica, da battistrada per tutte le future colleghe.

Le donne sono state via via immesse in tutti i ruoli dell’Arma. Ufficiali e marescialli, brigadieri, appuntati e carabinieri. Sono, ormai, inserite in tutte le organizzazioni: centrale, territoriale, addestrativa, mobile e speciale – a eccezione dei battaglioni impiegati nell’ordine pubblico – e anche nei reparti per esigenze specifiche.

La prima donna Generale delle Forze armate italiane veste appunto l’uniforme dell’Arma dei Carabinieri: si chiama Laura De Benedetti,romana di 62 anni. In realtà la “generalessa” era già vicequestore aggiunto nelle forze di Polizia, quando ha deciso di transitare nell’Arma. Questo ha fatto sì che nella Benemerita indossasse a stretto giro i gradi di colonnello e, oggi, di generale. Un traguardo che le sue colleghe di accademia, o anche “a nomina diretta” – oggi al massimo maggiori o, in rarissimi casi, tenenti colonnello – non raggiungeranno molto presto: secondo alcune fonti, addirittura non prima di una decina di anni.

Le donne sono state impiegate anche nelle missioni all’estero, in cui hanno fornito un validissimo contributo alle operazioni di pace, soprattutto nelle zone a religione islamica, dove hanno favorito i contatti con la popolazione femminile locale.

La presenza di una componente femminile, nell’ambito delle operazioni di pace, ha consentito un incremento dell’attività dei nostri militari ed una più efficace azione locale in quanto, soprattutto in contesti differenti per cultura e religione, la presenza delle donne ha permesso in maniera più adeguata il rispetto delle usanze locali.

Non va dimenticato, in proposito, che proprio nel corso di una di queste missioni, quella in Iraq, una donna, il maresciallo Marilena Iacobini, riportò gravissime ferite nel sanguinoso attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, in cui morirono 12 militari dell’Arma.

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