Scenario apocalittico ieri sera sulla Variante tra Avellino e Atripalda.
Fiamme alte decine di metri, una densa coltre di fumo nero ed esplosioni continue.
E’ questa la scena che si è presentata davanti ai proprietari del deposito Urciuoli. I soccorritori, vigili del fuoco e carabinieri, hanno avuto il loro bel da fare fino alle prime luci della giornata odierna.
Quel che resta dopo la nottata infernale è solo distruzione e un ammasso di auto, centinaia, distrutte dalle fiamme.
Sul posto, sin dalla serata di ieri, anche i tecnici dell’Arpa Campania, impegnati nei rilievi atmosferici e ambientali.
La paura e il timore è quello di un nuovo disastro ambientale sulla Valle del Sabato e sull’hinterland avellinese dopo che il 22 gennaio del 2005, in uno spaventoso incendio, andarono in fiamme alcune migliaia di tonnellate di rifiuti raccolte durante l’emergenza tra Avellino e Mercogliano e che erano state stoccate nello stabilimento Irm di Manocalzati.
I Carabinieri della Compagnia di Avellino stanno indagando per accertare le cause dell’incendio, senza escludere ovviamente anche l’ipotesi di dolo.
Stamane, nel day after della catastrofe, il proprietario dell’attività Antonio Urciuoli, si è detto incredulo per quanto accaduto e preoccupato la sorte dei suoi venti dipendenti: “La nostra attività è ferma – dice – Che ne sarà dei miei dipendenti? Non è la prima volta che accade qualcosa di simile. E’ successo già dieci anni fa”.
“Non so quante macchine sono andate distrutte – racconta Antonio – Alle cinque e mezza se ne vanno gli operai. Ieri sera alle otto e mezza non c’era nulla. Mio figlio era qui. Non so cosa può essere successo. Quando arrivano qui le autovetture, noi provvediamo a caricarle per stoccarle. Autocombustione? Era sera, non credo sia stato possibile”.
Intanto il sindaco di Atripalda, Paolo Spagnuolo, stamane ha emanato l’ordinanza con cui vieta l’utilizzo di frutta e verdura.
LEGGI ANCHE:
Rogo al deposito Urciuoli, le immagini video del day after riprese dall’alto dal drone
Incendio Urciuoli, il sindaco vieta il consumo di frutta e verdura