“Mio padre, Vigile del Fuoco al momento del terremoto del 1980, fece appena in tempo a superare via Generale Cascino, nei pressi di piazza Libertà, quando vide, alle sue spalle, i palazzi crollare. Si salvò per miracolo.” È il racconto di Pellegrino Iandolo, memoria storica dei Vigili del Fuoco di Avellino, che, in occasione del 44° anniversario del sisma che colpì l’Irpinia, ci offre una testimonianza diretta di quei drammatici momenti.
“All’epoca non esisteva ancora la Protezione Civile, né la tecnologia avanzata di cui disponiamo oggi, che ci supporta in situazioni di emergenza”, sottolinea il Capo Reparto in pensione dei Vigili del Fuoco. “Si scavava a mani nude. Oggi, invece, ci sono i nuclei U.S.A.R. (Urban Search and Rescue), specializzati nella ricerca e nel salvataggio di persone intrappolate sotto le macerie. Nonostante le difficoltà e la mancanza di risorse, la macchina dei soccorsi fu imponente: circa 5.000 Vigili del Fuoco, supportati da 1.000 mezzi, lavorarono senza sosta per settimane. In 40 giorni riuscimmo a estrarre tutti i corpi dalle macerie. Il bilancio fu tragico: 2.914 morti, oltre 8.800 feriti e un numero impressionante di sfollati a cui dare assistenza. Fu un lavoro incessante, sotto pioggia, acqua e neve. Ricordo che mio padre lo rivedemmo solo dopo due settimane.”
Sull’evoluzione dei soccorsi negli anni successivi, il funzionario tecnico dei Vigili del Fuoco di Avellino, Uliam Iarriccio, ha aggiunto: “Oggi la Protezione Civile ha subito notevoli progressi. Ricordiamo che la Protezione Civile nacque proprio a seguito di quella tragedia del 1980, grazie alla volontà del presidente della Repubblica Sandro Pertini e dell’onorevole Giuseppe Zamberletti. In memoria di quest’ultimo, è stato intitolato il presidio di Sant’Angelo dei Lombardi. Oggi, in questa località, si terrà un importante incontro per discutere delle azioni possibili per migliorare la sicurezza a tutti i livelli, in caso di eventi sismici.”