VIDEO/ Il Convento degli orrori di Frigento, spunta una nuova testimonianza

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Patti scritti col sangue, cibi scaduti mangiati “… per obbedienza”. Infine, le flagellate serali durante le preghiere.

Spunta una nuova testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sull’Istituto religioso dei frati dell’Immacolata che ha la sua sede principale in provincia di Avellino, a Frigento.

A pubblicare la nuova e sconcertante documentazione è il Corriere TV con l’inchiesta a cura di Amalia De Simone.

Molte di queste storie sono in un dossier, elaborato da dal commissario apostolico del Vaticano, padre Fidenzio Volpi, nominato nel 2013 dopo la sospensione da parte di Papa Francesco, del superiore Padre Stefano Manelli.

Dopo l’improvvisa morte di monsignor Volpi avvenuta lo scorso giugno, il legale che lo stava seguendo, l’irpino Giuseppe Sarno, depositò tutto il materiale alla Procura di Avellino, poiché la sede dell’Istituto si trova a Frigento, nell’avellinese.

Da qui, la pm Del Bene, con il coordinamento del procuratore Rosario Cantelmo, ha disposto indagini e proprio durante le feste natalizie, i carabinieri hanno sentito alcune ex religiose come persone informate sui fatti.

Da qualche mese si rincorrono racconti e smentite, testimonianze di ex suore che – carta alla mano – dimostrano come l’ottenimento dei voti confessionali nel convento fosse legata alla scrittura di un patto di sangue. Così come fanno le mafie, dalla Camorra alla ‘Ndrangheta.

Nei mesi scorsi una suora si era presentata alle telecamere del Corriere per raccontare il suo calvario all’interno della struttura delle religiose.

Ora, mentre la procura di Avellino sta indagando e il dossier è arrivato nelle stanze vaticane, un’altra donna si è fatta coraggio per raccontare la sua esperienza, sempre al Corriere.

La nuova testimonianza raccolta dalla De Simone parla di una ragazza entrata in convento dai francescani dell’Immacolata a 17 anni. Al momento di prendere i voti, però, le chiesero di firmare il suo patto di sangue con Dio e con padre Stefano Maria Manelli. E così si è punta anche lei il dito con un ago per scrivere su una cartolina raffigurante l’immagine della Madonna, il suo voto di povertà, castità ed obbedienza.

“Sì, quelli sono schizzi di sangue – racconta muovendo tra le mani la cartolina – Ero emozionata, la mano mi tremava. Era un modo per sentirci legate per sempre a quella vita e al Signore. Lo chiamavamo patto di sangue”.

“Ci dicevano che dovevamo tornare alle origini – aggiunge – e noi volevamo farlo. E’ una pratica che abbiamo fatto in tante, soprattutto noi che eravamo le ‘prime suore’. Oggi credo non si faccia più. Ecco perché le attuali suore dicono di non saperne nulla. Di queste cartoline credo ce ne siano poche perché ci dicevano di distruggerle o farle sparire dopo aver eseguito il patto. Io ne ho fatte due. Una non riesco a trovarla, l’altra, quella più importante fatta il giorno in cui presi i voti, l’avevo conservata a casa dei miei genitori”.

“Quello che hanno raccontato le mie consorelle è tutto vero – aggiunge la ex suora – I marchi a fuoco non li ho visti ma mi dicono che erano prerogativa delle suore che si trovavano in clausura, i cibi scaduti invece erano una pratica costante. Ce li facevano mangiare e dicevano che dovevamo offrirli a Dio. Se questo sacrificio fosse stato sincero, non ci sarebbe successo niente. Invece io sono stata molto male e ho avuto seri problemi all’addome”.

I racconti come questi si moltiplicano. Qualche mese fa, infatti, papa Francesco ha dispensato con un decreto “… tutti i membri religiosi dei frati francescani dell’Immacolata e delle suore francescane dell’Immacolata ed eventuali associati di questi istituti, dal voto privato (o promessa) di speciale obbedienza alla persona del fondatore”. Padre Federico Manelli, intanto, per voce del suo avvocato, rigetta le accuse e parla di “… calunnie”.

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