IL CASO/ False revisioni: 6 mila bus, come quello della strage A16, sulle strade italiane (VIDEO)

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Renato Spiniello – Oltre 6 mila revisioni false rilasciate dalla Motorizzazione di Napoli in appena un anno, oltre 6 mila autobus e mezzi pesanti che hanno circolato, e continuano a farlo, su strade e autostrade italiane come potenziali armi killer, come autentici catorci con licenza d’uccidere. Tra questi anche quello che causò, la sera del 28 luglio del 2013, la morte di quaranta fedeli di ritorno da un pellegrinaggio a Pietrelcina, precipitando dal viadotto dell’autostrada A16 nel tratto di Monteforte Irpino.

Ad oggi, quelle quaranta vittime gridano ancora giustizia. Finora gli accertamenti raccontano di una parte meccanica del mezzo staccatasi dal cambio che andò a lesionare il sistema frenante, impedendo la risposta dei freni. L’autobus, avviatosi lungo una discesa, si schiantò contro un guardrail in cemento, secondo i periti, non ancorato al fondo stradale, dato che i perni erano corrosi, finendo la drammatica corsa giù dal viadotto Acqualonga dopo un volo di trenta metri.

Ma nel corso del lungo processo per stabilire le cause dell’incidente, la Procura di Avellino, diretta dal Procuratore Rosario Cantelmo, ha finito per scoperchiare anche il vaso di Pandora sul grande affare delle revisioni false. L’intuito del pubblico ministero non si è fermato dinanzi alla sola revisione falsa rilasciata per il bus della strage, prevedendo che potessero essercene altre “connesse” a quella oggetto del dibattimento.

Tra gli imputati del processo irpino figurano, oltre al fratello dell’autista morto nell’incidente e alcuni funzionari e dirigenti della società Autostrade, anche due funzionari della Motorizzazione civile di Napoli, Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, accusati di aver falsificato i documenti di revisione dell’autobus dei Lametta.

Durante l’udienza dello scorso dicembre, la difesa della donna ha tirato in mezzo una serie di processi per medesimi reati – ovvero revisioni false o come si dice virtuali – finiti per archiviazione. Per replicare a ciò, il capo dei p.m. avellinesi, il 15 settembre 2017, ha chiesto di acquisire agli atti del processo de quo un decreto che dispone il giudizio, emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli in data 23 luglio 2017, avente come oggetto vicende processuali connesse a carico di tre persone tra cui appunto la Ceriola.

Il documento è stato depositato dalla Procura avellinese che lo ha ritenuto rilevante ai fini del processo. Trattasi di 539 casi di revisioni fantasma, appurate dagli inquirenti napoletani, emesse da alcuni dipendenti della Motorizzazione partenopea tra cui Antonietta Ceriola e Calogero Bonifacio in maniera analoga a quanto, come ritenuto dalla pubblica accusa, avvenuto per il bus della strage A16.

Ritenuta l’ammissibilità della richiesta di Cantelmo, alla successiva udienza del 6 ottobre è stata escussa la teste Antonietta Tinaburri, dirigente del Ministero delle Infrastrutture, la quale ha confermato al giudice Luigi Buono che, sapendo delle indagini della Procura sui dipendenti della Motorizzazione di Napoli, ad un anno dalla strage, il Ministero aveva avviato accertamenti sul conto di alcuni dipendenti, tra cui la Ceriola.

La “cricca”, stando alle accuse di procura e ministero, produceva certificati cartacei che poi venivano allegati ai documenti di circolazione del mezzo. In un anno (dal 2013 al 2014) almeno 6 mila mezzi pesanti (camion e bus) avrebbero effettuato la revisione virtuale senza nemmeno passare dai cancelli di via Argine a Napoli. In una sola giornata si poteva arrivare addirittura a 500 certificazioni false. Tutti mezzi assassini che circolerebbero liberamente per strada ed alcuni addetti, pagati per garantire la sicurezza sulle strade, che lo avrebbero consentito. Un sistema che, nonostante la strage, sarebbe addirittura stato perfezionato.

Intanto il processo di Piazza d’Armi si aggiornerà al prossimo mercoledì (18 ottobre), quando presso l’Aula di Corte d’Assise la difesa del Saulino (l’impiegato della Motorizzazione che avrebbe firmato materialmente la revisione falsa del bus della strage A16) dovrà contrastare la perizia grafica del consulente della Procura.

Ma per quella data si annunciano anche tumulti da parte dei familiari delle vittime, che ad ogni udienza fanno la spola da Pozzuoli al capoluogo irpino, in attesa che venga fatta luce sulla vicenda e data giustizia ai propri cari. “Si procede troppo a rilento” il loro grido di dolore, tanto che il presidente dell’associazione Vittime dell’A16, Giuseppe Bruno, ha annunciato un sit-in dinanzi al tribunale irpino per chiedere alla giustizia di accelerare il proprio corso.