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VIDEO/ Harambèe, ad Avellino la corrente kenyota del Pd e Richetti attacca: “Mai più Congressi come quello irpino”

Renato Spiniello – Harambee, la nuovissima corrente del Partito Democratico il cui nome tradotto dalla lingua Swahili significa “Insieme”, fa tappa ad Avellino nella Sala Blu dell’ex Carcere Borbonico. Al convegno dal titolo “Ripartire dal Sud, rilanciare l’Italia”, promosso dall’associazione che ha come rappresentante provinciale Alessandro Ciasullo e regionale Federico Arienzo, l’ospite d’onore è il proprio promotore del movimento interno ai dem Matteo Richetti.

“Se i 5 Stelle hanno avuto così tanti consensi nel Mezzogiorno – ha affermato il senatore – è perché gli elettori non hanno ricevuto risposte adeguate da noi, eppure provvedimenti importanti per il Sud da parte dei Governi Renzi e Gentiloni sono stati presi, ma la relazione con questo pezzo di Paese si consuma con la comprensione. Quello di oggi – spiega Richetti – non è l’ennesimo convegno sui ritardi del Mezzogiorno, ma il nostro obiettivo è smontare le vecchie politiche e rimontarle su tematiche più attuali. Ricordiamoci che l’Italia quando va forte è grazie al contributo del Sud, occorre quindi ritrovare un senso di cooperazione”.

Quel senso che, dopo le macerie del 4 marzo, dovrebbero manifestare anche al Nazareno, dove tuttavia, secondo l’onorevole emiliano “sono troppo impegnati a dare corpo a una discussione tra il ridicolo e l’imbarazzante. Occorre invece – ammonisce – smetterla con le tirate reciproche d’orecchie e iniziare a dare un proprio contributo”.

Il Congresso Nazionale va celebrato, ma a patto “che non vengano più riproposte esperienze come quelle di Avellino, che ha portato a organismi nuovi ma al tempo stesso ha dilaniato un partito consegnando la città ai 5 Stelle, che oltre a governare in maniera disastrosa come a Roma hanno l’aggravante di non avere i numeri. Non possiamo sprecare il nostro potenziale sul territorio irpino, dal Congresso Nazionale cambierà tutto”.

All’assise, Richetti chiederà agli elettori del Pd di ridarsi una chance. “Una possibilità – dice – che non passa dal cambiamento del nome o del simbolo, ma di ridare credibilità al partito. Siamo passati dal 40% al 17% in 4 anni, perché abbiamo perso credibilità. Non so se Matteo Renzi sarà in campo – svela il compagno di rottamazione dell’ex premier alla Leopolda – Ma credo che il popolo del Pd sia capace di riconoscersi in una proposta libera. Noi gliela proporremo e se dovessimo perdere saremo a disposizione del partito, ma non celebrare il Congresso significa condannarci all’estinzione come i dinosauri”.

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