VIDEO/ D’Alema, ad Avellino, chiude al Pd renziano: “Totalmente autoreferenziale”

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Renato Spiniello – La Sinistra avellinese continua le prove di dialogo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Dopo la visita del coordinatore nazionale di “Articolo Uno – Mdp” Roberto Speranza a Palazzo Caracciolo, quest’oggi è toccato all’ex premier Massimo D’Alema sbarcare ad Avellino, al Carcere Borbonico, per l’iniziativa promossa dallo stesso movimento di cui fa parte e denominata «A sinistra per un Paese normale».

Zero possibilità di dialogare con il Pd renziano: questa la linea dettata da D’Alema in una Sala Blu gremita di simpatizzanti, tra cui il riferimento provinciale di Sinistra Italiana Giancarlo Giordano. “In una casa comune non occorre essere invitati – ha affermato quest’ultimo – ripartiamo da questa sera per superare ogni diffidenza e dare voce a un popolo che ne ha bisogno. Stasera ho rivisto con grande piacere tanti compagni che non vedevo da tempo”.

Della stessa linea l’ospite d’onore della serata, che chiama a raccolta i progressisti: “Per rendere credibile un’alleanza occorre rimuovere le ragioni che avevano creato una divisione, affrontare una riflessione critica sugli ultimi anni e delineare una piattaforma politica innovativa e correttiva”.

Con o senza Renzi? “Non mi pare che il segretario del Pd sia interessato ad un dialogo, mi sembra si muova su una logica totalmente autoreferenziale. D’altronde per sua stessa ammissione ha il 40% dei voti, dunque non ha bisogno di allearsi con nessuno. Noi ci siamo allontanati dal Partito Democratico in quanto in grave dissenso dalla riforma costituzionale e dalle leggi elettorali, se i dem sono disposti a confrontarsi con noi ce lo facciano sapere”.

Si riparte dal 6% ottenuto in Sicilia, il voto regionale non rappresenta affatto un campanella d’allarme per l’ex segretario dei Ds: “Il Pd avrebbe perso con o senza i nostri voti e i nostri elettorali non avrebbero mai votato per Renzi e Alfano. La sconfitta dei democratici in Sicilia è da attribuire ai cattivi risultati del governo Crocetta e alla scarsa qualità del suo ceto politico”.