VIDEO/ “Ciro Lametta era svenuto, non rispondeva ai nostri appelli”. Strage A16, voce alle superstiti

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Renato Spiniello – “Ciro Lametta era privo di conoscenza, vedevamo la sua mano penzolare dal sediolino. Noi gli dicevamo, anche egoisticamente, di buttarsi sulle auto a sinistra, perché dall’altro lato c’era il vuoto, ma lui non rispondeva”.

Partorina De Felice e Annalisa Caiazzo, due delle sopravvissute alla tragedia del 28 luglio del 2013 sul viadotto dell’Acqualonga, tornano a testimoniare in Aula, rispondendo alle domande del giudice monocratico Luigi Buono, dei pm Rosario Cantelmo e Cecilia Annecchini e degli avvocati difensori.

Entrambe, quella sera, hanno perso tanto: il marito, la cognata e il nipote, la De Felice; i genitori, invece, la Caiazzo, le cui figlie, anch’esse a bordo del pullman della morte, hanno riportato danni permanenti a seguito della caduta. La signora De Felice, seduta sul sediolino interno lato sinistro del bus, ha dichiarato di dovere la vita al marito che con il proprio corpo le ha fatto da scudo, è stato in quell’istante che ha visto la mano dell’autista penzolare dalla posizione di guida, poi è svenuta. La Caiazzo, invece, seduta al lato destro, era insieme al figlio ed è rimasta lucida per tutti gli istanti che hanno preceduto la caduta dal viadotto.

“Guardavo ovunque, da destra a sinistra, per cercare di capire il momento giusto per portare i miei figli fuori da quella trappola – ha testimoniato -. Il pullman ha avuto problemi per tutta la durata del viaggio (tre giorni, ndr), in molti hanno visto Ciro Lametta intento a fare manutenzione“.

Le due donne hanno chiarito anche un aspetto che potrebbe rilevarsi decisivo ai fini del processo, ovvero l’angolazione d’impatto del mezzo con le barriere bordo-ponte (19 gradi secondo la ricostruzione di Autostrade; 15 per i ct della Procura). “L’autobus – hanno raccontato sotto giuramento – ha strusciato sul guardrail di destra, non si è mai spostato verso il centro della carreggiata e ha continuato la corsa fino a sfondare i new jersey e precipitare. Per un attimo sembrava essersi fermato, poi siamo precipitati nel vuoto”.

Prima di lasciare il banco dei testimoni, le due donne si sono rivolte al giudice chiedendo giustizia e soprattutto tempi celeri per la conclusione del dibattimento. Non sono neanche mancati momenti di tensione, quando i parenti delle vittime, come sempre presenti a Piazzale De Marsico, hanno denunciato al giudice che un avvocato stava filmando alcune fasi della testimonianza della Caiazzo. Uno dei difensori ha anche chiesto che il processo si celebrasse a porte chiuse, richiesta tuttavia non accolta da Buono, così come è stato ritenuto non ammissibile il deposito di materiale fotografico realizzato da un consulente dello stesso avvocato che proverebbe come la visuale delle due donne, dalla posizione in cui hanno dichiarato di essere sedute, sarebbe stata ostruita.

Intanto la fase dibattimentale del processo si avvia verso la conclusione, il 12 settembre sarà escusso il perito Felice Giuliani, a cui è stata affidato il compito di redigere la super perizia. Il 21 dello stesso mese toccherà alla discussione dei Pubblici Ministeri, mentre nelle udienze successive (5, 12 e 19 ottobre – 2, 16 e 30 novembre – 7 e 14 dicembre) sarà il turno degli avvocati difensori. Il 21 dicembre, quattro giorni prima di Natale, dovrebbe essere il giorno della sentenza di primo grado.