“In cuor mio speravo nell’assoluzione perché non sento di aver commesso i reati che mi sono stati contestati. La mia colpa, se di colpa si può parlare, è quella di poter aver fatto qualche illecito amministrativo che però è stato solo utile a superare quella palude burocratica che avvolge la sanità”.
Con la voce rotta dal pianto, il dottore Carlo Iannace stamane ha incontrato la stampa per spiegare serenamente le sue ragioni a poche ore dalla sentenza di primo grado che nel pomeriggio di ieri lo ha condannato a sei anni (con pena indultata di tre anni) e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici nell’ambito dell’inchiesta Welfare.
Iannace, accompagnato dal legale Quirino Iorio, ha ripercorso storicamente le fasi, le attività e le procedure oggetto delle indagini che ieri hanno portato alla sentenza: “Non merito tutto questo – ha detto – Dal punto di vista giudiziario non credo di essere responsabile dei reati a me ascritti. De Luca? Non ho ricevuto telefonate dal Governatore, mi ha chiamato Bonavitacola però…”.
Il medico originario di San Leucio del Sannio (comune della provincia di Benevento di cui è stato anche sindaco, ndr) ha parlato del vecchio ospedale Moscati come di “… una bella struttura” ma anche di “… una specie di Baghdad”, in cui tutto veniva gestito con affanno.
“In questo contesto – ha detto Iannace – sono stati individuati i reati. Ma in 15 anni è cambiata la storia sanitaria di questa provincia”.
E rispetto alla dura nota stampa di ieri, Iannace ha precisato, correggendo il tiro: “E’ stato solo uno sfogo, frutto di un momento di tensione altissima. Ho dimostrato con il lavoro svolto negli anni la mia professionalità che, credetemi, a me è costata sacrificio e danaro. Ecco perché dico che non si può distruggere così la sanità pubblica. Un medico si giudica per gli obiettivi raggiunti e non per la presenza che fa nell’ospedale, chi finge di lavorare non ha bisogno di essere un medico, può benissimo fare anche l’impiegato. Fino a quando me lo permetteranno farò questo lavoro, altrimenti andrò in Africa! Mi sento un incompreso, ho avuto la stessa condanna di Schettino e questo mi dà fastidio”.
LA SCURE DELLA SEVERINO SU IANNACE – Così, invece, il legale Iorio: “Ci esprimeremo nel merito solo dopo aver letto le motivazioni della sentenza. L’aspetto politico della vicenda ha visto già due clamorosi precedenti in Campania (il riferimento è ai casi De Magistris e De Luca, ndr). Per entrambi la sentenza di secondo grado ha capovolto la prima decisione. Noi opteremo per lo stesso percorso sperando che il secondo grado possa restituire onorabilità a Iannace”.
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