VIDEO/ Bimbi maltrattati in asilo, Castello: “Molti hanno visto ma non sono intervenuti”

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Pasquale Manganiello – Stamane il Capo della Squadra Mobile della Questura di Avellino, Marcello Castello, ha illustrato i particolari di un’attività investigativa che si è conclusa con l’esecuzione del provvedimento degli arresti domiciliari a carico di un’insegnante 58enne di Avellino, responsabile di reiterate ed abituali condotte gravemente lesive dell’integrità fisica e morale di alcuni bambini, di età compresa tra i tre e i cinque anni,  che frequentavano una scuola materna cittadina.

“I genitori hanno subito messo in luce l’atteggiamento che tenevano i ragazzini a casa, le denunce delle mamme che si sono presentate in Questura sono state motivate dai disagi psicofisici non riconducibili alla famiglia. L’indagine non è chiusa, dobbiamo capire se è una condotta legata solo a questa insegnante o un modus operandi che potrebbe appartanere ad altri. Le immagini sono inequivocabili e segnalano gli atteggiamenti ingiustificati e violenti contro bambini dai 3 ai 5 anni, i quali in tenera età dovrebbero stare in classe in armonia e serenità: dal video si evince come vivano in una condizione di terrore.

“La stanza che la maestra chiamava ‘del telefono’ – continua Castello – è un’aula con una sola scrivania e due poltroncine, totalmente al buio, in cui venivano condotti i ragazzini capricciosi e tenuti lì anche se piangevano. E’ stata fondamentale la partecipazione dei genitori, abbiamo fatto una serie di riscontri e tutti coloro che hanno individuato una condotta poco lecita da parte della maestra sicuramente hanno denunciato.

Abbiamo individuato un’escalation di comportamenti ed abbiamo agito di conseguenza. Si è attuata un’attività audio-video all’ interno delle classi in seguito a 10 denunce.

La maestra è una persona di vasta esperienza, non ha detto nulla una volta eseguita la custodia cautelare.

Le immagini non lasciano dubbi, molti hanno visto ma non sono intervenuti. Potrebbero esserci altri indagati. C’è stato un contatto tra madri e scuola, nessuno nella scuola era a conoscenza delle indagini.” – conclude Castello.

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