Marco Grasso – “Ci hanno chiesto di togliere i poteri sulla sanità a De Luca e lo abbiamo fatto, mandando in Campania i nostri commissari. Ma purtroppo è servito a poco, perché sono stati nominati dei direttori per fare la guerra al nuovo Commissario. Da questa situazione si uscirà solo quando stabiliremo per legge che la politica non potrà più fare nomine nella sanità”.
Il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio infiamma il popolo dei Cinque Stelle, ritrovatosi in via Matteotti dopo la spallata del 4 marzo. Allora sul palco, alle spalle del vicepresidente del Consiglio dei Ministri, c’era Vincenzo Ciampi. Stavolta c’è il nuovo candidato sindaco pentastellato Ferdinando Picariello e la squadra dei 32 consiglieri.
“Sono contento di chiudere il mio tour per le europee ad Avellino, nella città dove sono nato. E’ una città che porto nel cuore, come tutto il nostro Paese per il quale stiamo lavorando senza sosta. Ci dicono che nei nostri primi dieci mesi non abbiamo fatto tutto quello che avevamo promesso e immaginato. Probabilmente è vero, ma sarebbe il caso di ricordare – incalza Di Maio – che se chi ci ha preceduto avesse fatto parte del proprio dovere, non ci sarebbe stato bisogno del Movimento Cinque Stelle per rimettere a posto le cose”.
Sul palco, insieme ai trentadue candidati al consiglio comunale e al candidato sindaco Ferdinando Picariello, gli eurodeputati e i candidati alle elezioni europee di domenica prossima Piernicola Pedicini, Isabella Adinolfi, Laura Ferrara, Vito Avallone, Rosa D’Amato, la capolista della circoscrizione sud Maria Chiara Gemma. Con loro il sottosegretario Carlo Sibilia, e i parlamentari Maria Pallini e Michele Gubitosa
Poi chiede ad Avellino un ulteriore sforzo per voltare pagina. “Ad Avellino, come nel resto d’Italia, i politici si sono arricchiti lasciando tutto fermo perchè il loro unico interesse era il loro tornaconto. E’ un sistema ancora forte, ma il Movimento cinque stelle, nonostante gli attacchi che subisce, continuerà a lavorare con voi”.
Attacca il Pd ma non risparmia più di una bordata alla Lega. “Con Zingaretti si era aperto uno spiraglio, ma avrebbe dovuto espellere il presidente di Regione Calabria accusato di corruzione, così come la presidente dell’Umbria. Stesso discorso vale per la Lega: ci abbiamo messo tre settimane per togliere la delega di sottosegretario a Siri”.
Chiude dopo un’ora e mezza di comizio. Poi c’è spazio solo per i selfie e l’abbraccio della folla di via Matteotti.