Alfredo Picariello – Il covid sta mettendo in ginocchio ad Avellino anche il ceto medio, ovvero quelle persone che mai, fino a pochi anni fa, avrebbero pensato di poter “ingrossare” le fila dei nuovi poveri. Gli invisibili in città ci sono ed aumentano. E’ la Caritas diocesana, come sempre, a non far finta di vedere questa ennesima emergenza che si profila dietro l’angolo. Quest’anno ancor di più, non solo per la crisi sanitaria in atto.
Venti anni fa, infatti, ci fu la geniale intuzione dell’amico e fratello degli ultimi, Padre Antonio Forte, il quale decise di aprire la casa di accoglienza (mensa dormitorio) oggi a lui dedicata, realizzata nei locali della parrocchia SS. Trinità dei poveri di via Morelli e Silvati. Sarà un Natale dal sapore decisamente diverso per la Caritas diocesana e per tutta a Chiesa avellinese.
“Nell’anno del Giubileo del 2000, monsignor Forte ha voluto una struttura che testimonia l’attenzione della Chiesa ai bisogni degli ultimi, degli invisibili”, sottolinea Carlo Mele, direttore della Caritas di Avellino.
“Quella struttura, in questi ultimi 20 anni, non si è mai fermata neanche un giorno, offrendo sempre un pasto caldo (oggi siamo arrivati ad oltre 80 pasti al giorno, ndr) ed un posto letto a chi ne avesse bisogno. In occasione del ventennale, abbiamo deciso di ricordare Padre Antonio che ha avuto questa idea”.
A distanza di 20 anni, quello di oggi è sicuramente il periodo più difficile, forse il più buio. “Il nostro impegno continua come prima e più di prima – afferma Mele -. Abbiamo sempre cercato di organizzarci in base ai tempi ed alle situazioni. Tutti coloro che sono soli e che non hanno punti di riferimento, possono continuare a contare su di noi, perché non abbandoneremo mai nessuno”.
“Dopo nove mesi di black out – prosegue il direttore della Caritas – ci sono commercianti, artigiani, impiegati, liberi professionisti, in condizioni davvero drammatiche. Stiamo lavorando anche insieme ad altre entità ad un progetto per affrontare queste nuove povertà. A volte non ci sono soltanto problemi di natura economica da affrontare. Queste persone chiedono aiuto, chiedono di essere supportati a fronteggiare questo momento, sostanzialmente chiedono di non essere lasciati da soli”.
Insomma, la spina dorsale del tessuto sociale avellinese, è in profonda crisi. E’ in crisi quel ceto che rappresenta l’ossatura principale dell’intero capoluogo irpino. “Punteremo su azioni di prossimità, creeremo una squadra che possa creare delle relazioni. Oggi quello che manca è il guardarsi negli occhi, è quella complicità che rende le cose ancor più difficili. Il vaccino non curerà tutto questo, dopo il covid ci troveremo difronte ad una crisi ancor più complessa”.
“Il nostro progetto – dice ancora Carlo Mele – prevede proprio la possibilità di andare a casa delle persone in difficoltà per capire in che modo sarà possibile prendersi cura dei loro bisogni. L’impegno personale di ognuno di noi può creare benessere. Chi è a conoscenza di persone in difficoltà, ce lo segnali, perché le difficoltà possono essere superate annche grazie alla persona della porta a fianco, dello stesso condominio, del rione. Condividere vuol dire cominciare a creare quella rete di solidarietà che può essere utile ad evitare che le situazioni diventino ancor più gravi di quelle che sono”.
Come detto, dunque, la Caritas diocesana di Avellino pone al centro delle festività natalizie l’attenzione sulla casa di accoglienza (mensa dormitorio) Mons. Antonio Forte – vescovo, per una sua valorizzazione e funzione pastorale e a richiamare alla memoria dei fedeli la figura dello straordinario Pastore Padre Antonio Forte.
La Diocesi di Avellino invita, dunque, la comunità diocesana a manifestare la propria sensibilità attraverso quattro momenti nei giorni 8 (festa dell’Immacolata), 13 – 20 – e 25 (festività del Santo Natale).
Nel giorno dell’Immacolata si invita ad accendere una candelina accanto all’albero di Natale / presepe o sulla finestra in memoria del vescovo Forte a cui è intitolata la Casa di accoglienza
13 dicembre: dedicare un’intenzione a Mons. Forte nella preghiera dei fedeli durante la celebrazione della Santa Messa come segno di una sua presenza tangibile al fianco dei poveri e diseredati
20 dicembre: devolvere il costo di un pasto o di un posto letto ad un ipotetico “povero” ospite alla mensa / dormitorio familiare
25 dicembre – festa del Santo Natale – accendere la luce del balcone di casa quale segno della venuta del Salvatore, irradiazione cristiana della singola sensibilità e testimonianza di un ricordo e memoria di una figura straordinaria e fraterna quale è stata, e lo è tutt’ora, Mons. Antonio Forte – vescovo.