Perdere un posto di lavoro al Sud è come perdere la vita. Questa mattina, in Prefettura, cresce la rabbia e la disperazione dei lavoratori della ArcelorMittal, che rischiano il licenziamento dopo la decisione del gruppo lussemburghese di chiudere lo stabilimento irpino entro luglio. “Tra i 70 operai, qualcuno ha pensato al suicidio”, ammette uno dei dipendenti dell’azienda. “La cosa che più indigna è che siamo stati definiti rami secchi”, aggiunge Girolamo Andreoli, altro operaio dell’acciaieria. Politica e sindacati sono al fianco dei lavoratori, ma nonostante il fronte comune, la prospettiva rimane drammatica.
Questa mattina, oltre alle fasce tricolori, erano presenti il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, i rappresentanti locali delle sigle sindacali Fiom, Fim e Uilm, e i consiglieri regionali Maurizio Petracca, Vincenzo Ciampi e Enzo Alaia, oltre al deputato Gianfranco Rotondi. Una folta delegazione dei presenti ha incontrato il prefetto Rossana Riflesso a Palazzo di Governo. La vertenza è già arrivata anche sui tavoli del Ministero e della Regione, e nei prossimi giorni sono previsti altri incontri. Mercoledì si terrà il consiglio provinciale davanti ai cancelli dello stabilimento, venerdì ci sarà un confronto con il Ministro Matteo Piantedosi a Grottaminarda e sabato con il governatore Vincenzo De Luca a Solofra. La richiesta è di prendere tempo e posticipare la chiusura almeno fino alla fine dell’anno, per avviare una discussione presso il Mimit e rendere la fabbrica di Luogosano più appetibile per una possibile vendita a un nuovo acquirente.