“Come Alto Calore Servizi ci rimettiamo alla volontà dei sindaci-soci consci del fatto che se si opterà per il totalmente pubblico, i Comuni dovranno mettere mano alle proprie casse per la ricapitalizzazione dell’azienda e per gli investimenti. Possiamo anche non optare per la strada dell’aggregazione, se però si sarà disposti a sacrificare risorse su welfare e manutenzione per metterle sulla gestione dell’acqua pubblica”.
Così Lello De Stefano, numero uno dell’Alto Calore Servizi (Acs), a margine del vertice convocato dall’Ato Calore Irpino a Palazzo Caracciolo con i soggetti gestori del servizio idrico integrato in Irpinia e Sannio (Acs e Gesesa), a cui hanno preso parte anche i sindaci e delegati delle maggiori comunità irpine (Comuni superiori a 5mila abitanti).
Un tavolo, quello odierno, cui faranno seguito altri appuntamenti (a partire dal pomeriggio per poi proseguire sino a sabato, ndr), che vedrà partecipi tutti i comuni ricadenti nella gestione di Acs e Gesesa.
L’appuntamento ha rappresentato l’occasione per i sindaci di avere un primo quadro chiarificatore della situazione economica dell’Acs in vista della prossima assemblea dei sindaci (prevista l’11 marzo o il 15 marzo, ndr).
“E’ stato un incontro assai formativo per sindaci – ha detto De Stefano – anche perchè si è parlato delle finanze dei Comuni e delle opportunità che questi coglieranno nel caso dell’aggregazione tra Acs e Gesesa. Ci candidiamo ad essere il soggetto provinciale di questa aggregazione, così da restituire ai Comuni vantaggi in termini di tariffe e di investimento”.
De Stefano entra nel dettaglio delle diverse opzioni, precisando: “E’ chiaro che la scelta del totalmente pubblico avrà dei costi per i Comuni e considerazioni diverse sulle tariffe. Prendiamo ad esempio il Comune di Avellino che detiene poco più del 10% del capitale societario di Acs. Ciò vuol dire che il Comune dovrà impegnarsi per il 10% sul conferimento della quota capitale di 27 milioni di euro e per il 10% quando si metterà mano agli investimenti previsti dal piano d’ambito dell’Ato che si aggirano sui 30 milioni per il primo anno e che la legge prevede di inserire a bilancio. Si tratta di scelte strategiche a questo punto – conclude De Stefano – Occorre perciò riflettere su questo: o si sacrifica il welfare o si mette mano alla gestione dell’acqua pubblica”.
I DEBITI DELL’ACS – Il nodo resta sempre quello della situazione economica di Alto Calore. Al tavolo in Provincia, i massimi dirigenti di Gesesa hanno prospettato un piano di rientro ai sindaci che sarà spalmato in dieci anni. “C’è una idea di rientro dei debiti – ha specificato Piero Ferrari, manager di Gesesa – che andrà trattata con gli strumenti che il mercato finanziario concede. Il punto è come si può applicare questo piano di rientro. Gesesa, dalla sua, ha idee, solidità di un gruppo industriale che è pronto ad affrontare un tema delicato come quello dell’equilibrio economico di una azienda grande come l’Acs”.
Ferrari poi rivela: “Acea che è il socio privato di Gesesa non è interessato a mettere mano sull’acqua irpina che resta proprietà del demanio, non dei sindaci o dei Consorzi. Detto questo, una azienda industriale come Acea cerca di gestire la risorsa su un territorio, dando un servizio industriale e la prospettiva di servire acqua 24 ore al giorno senza interruzione”.
Di seguito le video interviste ai sindaci:
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