
Sono circa 300 gli assistiti che rischiano così di non poter avere continuità nell’assistenza. Un’ipotesi che le famiglie interessate sono intenzionate a scongiurare in tutti i modi. Dall’ultimo incontro è emerso che l’unica strada perseguibile, almeno secondo la Cgil, sarebbe quella di una nuova società o cooperativa che, ottenuto l’accreditamento regionale o stipulata una convenzione col sistema sanitario, possa sostituirsi ai centri che difficilmente riusciranno ad uscire dalla gravissima esposizione debitoria.
Anche oggi, nel corso dell’assemblea, è emerso tutto lo scetticismo dei genitori verso una soluzione che richiede comunque tempi lunghi. Per i loro figli, pazienti dei due centri, anche una sola settimana senza terapie potrebbe avere delle conseguenze negative.
Le famiglie non hanno alcuna intenzione di abbassare la guardia ed hanno già organizzato un altro incontro per il prossimo fine settimana. Stavolta, però, dovranno essere presenti tutte le istituzioni, a partire da tutti i sindaci dei comuni del locale piano di zona sociale, dalla Regione e dal direttore generale dell’Asl.