Michele De Leo – Deve essere avvilente, per gli elettori del Partito Democratico, sentire parlare di partito unito, di lista unica. Le dichiarazioni del Ministro Paola De Micheli – nella sua venuta in Irpinia per sostenere i candidati del Pd impegnati per ottenere un seggio nel parlamentino regionale – non meravigliano. Provocano sconcerto ed anche un certo imbarazzo per i supporter di via Tagliamento. Pur volendo assolvere l’esponente del Governo, è chiaro che gli organizzatori dell’iniziativa bene avrebbero fatto a chiederle cautela e prudenza. Perché il Partito Democratico irpino è tutt’altro che unito e – superato l’appuntamento elettorale – rischierà di diventare un luogo di scontro più che di incontro e di confronto. La possibilità di arrivare ad un tutti contro tutti è assai concreta. La questione, però, non può essere limitata al caso Petitto, ma deve essere chiaramente allargata all’intera gestione della fase preelettorale. Il partito arriva all’appuntamento con le urne con le ossa rotta, con l’importante risultato di aver ripetuto e, se possibile, incrementato gli errori commessi nel passato. Il Pd arriva alle elezioni non solo con un’intera area – quella dei decariani – che appoggia il candidato di un altro schieramento, ma anche con un esponente della segreteria regionale dimissionario e candidato, anche lui, in un’altra lista. Il sindaco di Teora Stefano Farina, da uomo di partito sempre leale e impegnato attivamente, ha provato a ritagliarsi uno spazio ed ha invocato una candidatura dopo aver ceduto il passo al collega Michele Vignola nell’elezione al massimo scranno di palazzo Caracciolo. Il primo cittadino si è trovato le porte sbarrate, anche e soprattutto da chi – dopo aver ricevuto sostegno e voti – ha pensato che non fosse ancora giunto il momento di cedere il passo. Farina si è visto passare avanti non solo la D’Amelio, ma pure Maurizio Petracca, democratico da meno di un anno e blindato per unzione divina. Ancora, nell’ambito di un gioco di correnti che rende bene l’idea del partito coeso, da Michelangelo Ciarcia, che il Pd ha già sostenuto nella sua scalata all’alto Calore, poltrona che l’ex sindaco di Venticano si è ben guardato dall’abbandonare, nell’attesa, magari, di occuparne una ancora più prestigiosa. Dei tre – non ce ne voglia Antonella Meninno – solo uno entrerà in consiglio regionale ed è chiaro che, a quel punto – soprattutto se uno o entrambi tra Petitto e Farina riusciranno a centrare l’elezione – assisteremo ad una nuova prova di maturità e unità del partito. Non ci resta che attendere.