Verso le regionali – Il coordinatore di Centro Democratico, Solimine: “Bisogna affidarsi a chi si impegna per l’interesse comune”

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“In un momento così complicato e delicato, non si può continuare ad affidare la propria rappresentanza a persone che non stanno in mezzo alla gente, non conoscono il territorio e le sue problematiche”. Il coordinatore provinciale della lista di Centro Democratico Giuseppe Solimine è categorico: il suo auspicio è quello di un’elezione che possa assicurare all’Irpinia rappresentanti che favoriscano un rilancio concreto del territorio. “E’ fondamentale – aggiunge – mettere in campo una visione complessiva ed organica di sviluppo: non si può continuare a ragionare per sentito dire e non si possono far prevalere ancora interessi localistici.

Solimine, all’interno della coalizione di centrosinistra c’è un clima di apparente serenità per una vittoria che pare scontata come, del resto, fanno emergere i sondaggisti. Si registra, però, molta litigiosità tra le liste ed i candidati della stessa coalizione.

Ha posto un problema serio e reale. In questa campagna elettorale, per quanto surreale per molti aspetti, mancano i confronti sulle idee, sulle proposte. E’ del tutto scomparsa la manifestazione di un impegno politico per il quale si chiede il consenso: la gran parte è più concentrata sul proprio risultato che su quello della coalizione. Emerge una forte connotazione all’egoismo piuttosto che ad una socializzazione su temi, proposte, analisi e programmazione sui territori che si intende rappresentare.

La legge elettorale regionale potrebbe premiare le liste minori come la vostra. C’è una concreta possibilità di portare uno dei quattro candidati irpini di Centro Democratico al consiglio regionale?

Partiamo dal risultato della precedente competizione quando Centro Democratico – all’epoca alleato con Scelta Civica – elesse due consiglieri regionali, dei quali uno con quoziente pieno ed uno con i resti, a Caserta e ad Avellino. Credo che abbiamo messo in campo cinquanta candidati che sono non solo di qualità ma anche rappresentativi delle comunità e dei territori. Questo mi lascia ben sperare in un consenso diffuso nella provincia di Avellino: la pluralità degli schieramenti presenti, inoltre, potrebbe paradossalmente avvantaggiare le liste minori. L’elettorale sta percependo un messaggio non sempre positivo dalle forze maggiori che, invece di svolgere una funzione di orientamento e di traino, hanno pensato bene di alimentare una guerra tra bande.

Nella vostra lista è candidato Stefano Farina, il sindaco di Teora, che ha deciso di essere della partita dimettendosi dalla segreteria regionale del Pd che gli aveva precluso ogni possibilità di scendere in campo. La gestione del caso Farina è la sintesi di tutte le difficoltà interne al Partito democratico, non crede?

Credo che il Pd, pur senza voler entrare in casa altrui per dare giudizi, abbia previlegiato – nei confronti di Farina, ma non solo – un ragionamento molto egoista e, per molti versi, poco democratico: la composizione delle liste è stata il frutto di veti e controveti che ci sono abbattuti su alcuni soggetti, tra cui Farina. Sono contento che si sia candidato con Centro Democratico perché è un politico di lungo corso, che ha fatto molto esperienza in rappresentanza delle comunità interne. Ha subito, e questo è innegabile, una scorrettezza politica ed umana: non si possono tollerare simili trattamenti nei confronti di un dirigente di un partito, al quale non vengono spiegate nemmeno le vere ragioni di una esclusione.

Lei ha deciso di rimanere fuori dalla partita, puntando sulla candidatura della sua primogenita: è una scelta dettata esclusivamente dall’obbligo di candidare le quote rosa oppure si tratta di una decisione maturata e consapevole?

La presenza di mia figlia è la testimonianza della continuità di un impegno. Era arrivato, però, il momento di mettere in pratica i propositi di rinnovamento: ho deciso di fare un passo di lato, pur senza sottrarmi a lavorare per il bene del partito e della coalizione. Il compito di chi ha fatto esperienza deve essere di accompagnamento delle giovani generazioni, per favorire un percorso di crescita e di radicamento sul territorio.

Farina è solo uno delle decine di sindaci e amministratori impegnati in questa elezione. La presenza nel consiglio comunale sembra essere diventato un trampolino di lancio per poltrone sempre più prestigiose. Si avverte, però, sempre più un distacco da parte dei cittadini comuni, non crede?

E’ utile e necessario che chi si candida a rappresentare una comunità abbia maturato esperienze e competenze tali da poter conoscere i disagi, le problematiche e le esigenze di un territorio e delle comunità che lo vivono. Il problema che non vi siano tanti giovani e tanti professionisti desiderosi di impegnarsi in politica, al servizio degli altri è diventato anche questo un problema: è doveroso riprendere un percorso dal basso, far recuperare fiducia nei confronti della politica. Bisogna riprendere un rapporto vero ed un dialogo costante con il mondo giovanile: per farlo occorrono, però, anche luoghi di confronto, in cui scambiarsi esperienze e nuove prospettive.

In questa fase decine di aspiranti consiglieri sono impegnati sul territorio, discettano di problematiche locale e generali, propongono soluzioni. L’Irpinia sembra sempre pronta per spiccare il volo, per diventare protagonista di importanti progetti di sviluppo eppure si ritrova ad essere costantemente penalizzata e sempre più emarginata e desertificata. Perché accade questo?

La stragrande maggioranza dei candidati e degli eletti scompare dal territorio e dimentica presto le problematiche delle varie comunità. L’allontanamento dalla politica deriva anche dal distacco netto con la rappresentanza territoriale: il sistema elettorale, poi, non privilegia coloro che si avvicinano per la prima volta alla politica. Oggi, assistiamo a consiglieri uscenti che fanno l’elenco delle cose magnifiche realizzate, per la gran parte delle quali non hanno alcun merito. Nessuno, invece, parla più delle questioni industriali, delle politiche di sviluppo e delle vertenze aperte, dei tanti lavoratori che hanno perso o corrono il rischio di perdere il lavoro, del mondo giovanile e sulla loro prospettiva. E’ necessario affidare la propria rappresentare a chi conosce il territorio e le sue problematiche, a chi da sempre si impegna nell’interesse comune e collettivo e non per un proprio tornaconto personale.