Michele De Leo – Prende ufficialmente il via quest’oggi il percorso verso le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale, in programma il prossimo 13 dicembre. Come anticipato da Irpinianews.it nei giorni scorsi, nonostante gli annunci e le norme inserite nelle bozze di decreti, il rinvio dell’appuntamento non è mai stato ratificato. Secondo quanto previsto da regolamento, dunque, il presidente dell’ente di palazzo Caracciolo Domenico Biancardi dovrà firmare quest’oggi – quaranta giorni prima dell’appuntamento elettorale – il decreto. A meno di un provvedimento last minute del Governo di Giuseppe Conte, finalizzato ad evitare assembramenti che rischierebbero di essere pericolosi in questa fase di dilagante emergenza sanitaria, le forze politiche avranno venti giorni a disposizione per la formazione e la presentazione delle liste per l’elezione dei consiglieri provinciali. L’appuntamento richiamerà alle urne i circa 1400 amministratori di tutti i 118 comuni della provincia di Avellino. L’elezione assume molto rilievo perché arriva appena tre mesi dopo il voto per il consiglio regionale, che ha contribuito a definire nuovi equilibri nello scacchiere politico provinciale, ma anche perché arriva a pochi mesi dal voto per il nuovo Presidente dell’ente: nel prossimo mese di maggio Domenico Biancardi terminerà il suo mandato da sindaco di Avella e sarà costretto a lasciare pure il massimo scranno di palazzo Caracciolo. C’è grande attesa per verificare le decisioni del Partito Democratico – che ha rinviato il congresso a causa della pandemia – e del gruppo che ha portato Gianluca Festa alla fascia tricolore del capoluogo e Livio Petitto in consiglio regionale. Grande attenzione è rivolta alla coalizione di centrodestra, attesa al riscatto dopo la scoppola subita nella competizione per il consiglio regionale, ma anche al Movimento Cinque Stelle per verificare se si presenterà al voto con un proprio schieramento. I circa 1400 amministratori chiamati all’appuntamento – che prevede un voto ponderato – saranno divisi in cinque fasce, a seconda della popolazione del comune di appartenenza. La prima fascia comprende i comuni fino a 3mila abitanti e avrà il coefficiente più basso. Quindi, la seconda fascia che contempla i centri con un numero di abitanti tra 3mila a 5mila, la terza da 5mila a 10mila – gli enti compresi sono Avella, Cervinara, Forino, Grottaminarda, Lioni, Mirabella, Montella, Montemiletto, Mugnano e Serino – la quarta con i comuni di Ariano, Atripalda, Mercogliano, Monteforte, Montoro e Solofra, che hanno una popolazione compresa tra i 10mila e i 50mila abitanti e l’ultima con la città capoluogo. Il voto di uno dei 33 consiglieri di Avellino peserà ben dodici volte quello di un collega di un centro minore: un candidato che ottiene il consenso di un consigliere del capoluogo sarebbe in vantaggio rispetto ad un avversario che ottiene il voto di tutto il consiglio comunale di due comuni inferiori a 3mila abitanti. Il voto di un consigliere del capoluogo, peraltro, vale quasi il doppio di quello di un collega dei comuni con popolazione tra i 10mila ed i 50mila abitanti. Nel caso di una posizione pressoché compatta – come quella tenuta in occasione delle recenti elezioni regionali – l’amministrazione comunale di Avellino potrebbe avere un ruolo determinante.
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