Verso le provinciali – Il Decreto Covid potrebbe sancire lo slittamento del voto in primavera: resta l’interrogativo dei tempi

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Michele De Leo – Il 13 Dicembre si festeggia Santa Lucia e, in molte realtà del Nord Italia, i bambini ricevono doni. Evidentemente, il Governo giallorosso in carica auspica – per quella data – che l’emergenza sanitaria da Covid 19 possa essere superata come d’incanto. Diversamente, non si comprende come sia possibile che, tra le numerose norme per limitare l’impennata di contagi e arginare gli effetti del coronavirus, il Governo non abbia trovato tempo e spazio per sancire il rinvio delle elezioni provinciali per il rinnovo dei consigli di 27 enti sparsi su tutto il territorio nazionale, Avellino compreso. Nonostante la Provincia sia un ente di secondo livello, solo in Irpinia richiamerà alle urne – in un’unica giornata – circa 1400 amministratori di tutti i comuni, con il serio rischio di pericolosi assembramenti. Per questo, sono ancora numerosi gli appelli affinché si arrivi a definire il rinvio dell’appuntamento elettorale alla prossima primavera. Dopo la cancellazione della norma dal Decreto ristori – era presente nell’ultima bozza – lo slittamento dell’appuntamento potrebbe essere sancito al Decreto Legge Covid. La relatrice Valeria Valente del Partito Democratico ha presentato, infatti, un emendamento in commissione Affari costituzionali al Senato per chiedere lo spostamento delle consultazioni provinciali al 28 marzo 2021. Un’opportunità sollecitata pure dal massimo rappresentante dell’ente di palazzo Caracciolo Domenico Biancardi. Ammesso che si riesca ad arrivare all’approvazione di una norma in tal senso, l’interrogativo è legato ai tempi: le varie forze politiche devono presentare le liste, con le relative firme, entro il prossimo 24 novembre. Un lavoro che richiede incontri, confronti e, soprattutto, assembramenti che sarebbe stato meglio evitare. La vicenda – che il Governo avrebbe già dovuto risolvere da tempo – rischia di provocare confusione, disagi e malcontenti. L’auspicio è che un’eventuale norma per il rinvio del voto possa arrivare in tempi rapidi e chiudere l’ennesima brutta pagina di un Governo che scivola sempre più spesso pure su questioni che appaiono secondarie e di facile e rapida risoluzione.