La sera di 23 anni fa, era l’8 febbraio 1993, venne barbaramente ucciso da un commando di quattro killer con quindici colpi di pistola a distanza ravvicinata in un agguato sotto la sua abitazione di via Nazionale a Mercogliano, in provincia di Avellino.
Morì così Pasquale Campanello, 32enne sovrintendente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale.
La guardia penitenziaria aveva detto no agli ordini dei boss di camorra reclusi nel carcere di Poggioreale dove prestava servizio.
Poco più che ventenne si arruolò nel Corpo degli Agenti di Custodia. Assegnato alla Casa Circondariale di Poggioreale, dove era addetto al padiglione di massima sicurezza “Venezia”, nel quale erano reclusi diversi affiliati alla Camorra, si distinse per l’intransigenza con la quale svolgeva il proprio lavoro.
Fu proprio questa sua intransigenza che firmò la sua condanna a morte da parte dei clan, che non potevano sopportare la sfida che Condello portava avanti ogni giorno nel carcere allo strapotere dei detenuti cammorristi.
La sera di 23 anni fa, finito il turno di lavoro, Pasquale Campanello stava rientrando a casa dalla giovane moglie Antonietta e i figli Silvia e Armando, quando sotto casa sua, a Torrette di Mercogliano, un commando di quattro killer lo bersagliò con 14 colpi di arma da fuoco, di cui 4 alla testa, uccidendolo sul colpo, all’età di 32 anni.
IL RICORDO DI LIBERA – “Ricordare in questo giorno la figura e la personalitá di Pasquale Campanello, fare memoria del suo essere #cittadinoPerBene – scrive su Facebook l’Associazione Libera di Avellino – è un modo per non dimenticare e per diventare sempre più consapevoli del male che la criminalità organizzata ha fatto e continua a fare alla nostra società. Non possiamo permettere che tutto questo continui. Dunque oggi con la nostra #memoria rinnoviamo il nostro #impegno ad essere anche noi onesti cittadini, sentinelle delle nostre terre, responsabili verso il nostri futuro. Pasquale Campanello ha fatto il proprio dovere ogni giorno, senza mai arrendersi, fino a pagare con la vita. Oggi siamo noi ad essere chiamati a fare il nostro dovere e non possiamo sottrarci ad esso proprio per evitare che Pasquale Campanello e tutte le altre vittime innocenti di mafie siano morte invano”.
Il Sovrintendente Campanello è stato riconosciuto “Vittima del Dovere” ai sensi della Legge 466/1980 dal Ministero dell’Interno. Alla sua memoria è intestata una targa presso la Sala Convegni dell’istituto penitenziario di Napoli Poggioreale.
A novembre dello scorso anno si è tenuta invece la prima edizione del premio, in memoria della guardia penitenziaria assassinata, kermesse voluta dal presidio di Libera di Atripalda.
Nel corso della manifestazione, alla quale – tra i vari – hanno preso parte Antonietta Oliva, la vedova di Pasquale, il giornalista Sandro Ruotolo, l’imprenditore Massimiliano Noviello, il parroco di strada don Vitaliano Della Sala, il sindaco Massimiliano Carullo e Annamaria Torre del coordinamento regionale parenti vittime della camorra di Libera, il capo della Procura di Avellino Rosario Cantelmo ricordò la figura di Campanello, “… ammazzato sotto casa come una bestia”, paragonando quell’azione agli atti terroristici che hanno sconvolto Parigi nel 2015.