VIDEO / Valle Caudina, la riflessione del Procuratore Airoma: “La realtà irpina non è così sana come si crede: ha consentito alla camorra di attecchire”

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“Oggi è una bella giornata perché abbiamo registrato la collaborazione dei cittadini per risolvere un grave episodio”. Domenico Airoma, procuratore capo di Avellino, interviene al dibattito sulla camorra organizzato dall’associazione “Libera” al circolo della stampa subito dopo i fatti di sangue che hanno caratterizzato le ultime settimane in Valle Caudina, prima a San Martino e poi a Cervinara.

Episodi che si sono risolti brillantemente e che hanno portato, in tempi rapidi, alla cattura dei presunti responsabili, anche grazie ad importanti testimonianze da parte dei cittadini.

Da un lato il procuratore vede il bicchiere mezzo pieno. “Tante volte mi sono lamentato – sottolinea – per l’assenza di collaborazione. Questa volta è stato diverso e me ne compiaccio. C’è stata una grande risposta dei cittadini e delle foze di polizia. Ma le note positive finiscono qui”.

Ed eccolo il bicchiere mezzo vuoto. Con il solito stile e la solita calma, Airoma va dritto al cuore del problema: “La criminalità organizzata – osserva – non è una sventura che piove per caso dal cielo. Il compianto Giovanni Falcone diceva che la mafia, la camorra, non è un cancro che per caso infetta un tessuto sano. Se ha attaccato anche l’Irpinia questo cancro, significa che ha trovato terreno fertile. A questo punto, dunque, ci dobbiamo chiedere il perché, il motivo per il quale questo cancro è riuscito ad attecchire in provincia di Avellino”.

“Certo, la camorra in Irpinia non ha la stessa virulenza di Napoli. Ma, proprio per questo, richiede una contrasto ancora maggiore, ancora più forte. E dobbiamo chiederci perché è stato consentito che questo cancro contaggiasse l’Irpinia, bisogna chiederselo a tutti i livelli”.

“Le scelte criminali – prosegue il procuratore Airoma – non sempre sono prese per questioni di profitto. Spesso vanno a riempire anche dei vuoti, soprattutto per i giovani vale questo discorso. Vuoti che lasciano le istituzioni, ma non solo. Anche le famiglie, la comunità, la scuola. I giovani, in particolare dopo il covid, sono svuotati. La risposta mafiosa, per loro, sembra essere l’unica. Mi fa piacere partecipare a questo dibattito di Libera, perché soprattutto voi giovani dovete supplire alle carenze di altre realtà. Forse la realtà irpina non è così sana come lo si crede, forse c’è qualcosa che non va. Il mio desiderio oggi è di incoraggiare Libera”.

“Come detto – afferma ancora Airoma – sono felice della collobarazione che è venuta dai cittadini. Spero, però, ci siano le condizioni affinché una cosa del genere si ripeta, spero non venga più vista come un atto tremendo e che ci siano le condizioni per supportare chi fa il proprio dovere civico. Bisogna agire nel quotidiano, non lasciare gli altri soli e impotenti. L’isolamento è una grave forma di malattia. Se qualcuno fa fatica a rialzarsi, bisogna aiutarlo. Aiutiamo gli altri a rialzarsi, ma per aiutare bisogna essere in piedi ed avere la schiena dritta”.

Subito dopo il procuratore, è intervenuto il sindaco di Avellino Gianluca Festa. Il quale è partito proprio dall’ultima frase di Airoma, quella della schiena dritta. “A volte si devono compiere scelte di legalità anche in campagna elettorale e dire no alle scorciatoie. Io e la mia squadra lo abbiamo fatto”.

Il Prefetto di Avellino, Paola Spena, ha annunciato che si sta lavorando ad un progetto concreto per un altro bene confiscato alla camorra a San Martino Valle Caudina, un progetto che faccia rinascere per fini sociali un bene che prima è appartenuto alla camorra.