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Usa ed alleati attaccano obiettivi militari in Siria

La roccaforte dei ribelli siriani, Duma, alle porte di Damasco, lo scorso 7 aprile fu teatro di un terribile attacco chimico.

Ad una settimana precisa, il vento di guerra soffia con forza: Donald Trump ha ordinato la rappresaglia in stretto coordinamento con Londra e Parigi.

Lo ha fatto in diretta tv in un drammatico discorso alla nazione – come si legge dall’Ansa – in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo.

E, come raccontano alcuni testimoni, i primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio mentre il presidente americano stava ancora parlando, intorno alle 22 ora di Washington, le tre del mattino in Italia.

Durante questa operazione sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.

I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso. “Questo è un chiaro messaggio per Assad”, ha spiegato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa e come sia stato compiuto ogni sforzo per evitare vittime civili.

Del resto, ha sottolineato ancora il numero uno del Pentagono, si è trattato di un attacco mirato che ha avuto come obiettivo solo siti legati alla produzioni o allo stoccaggio di armi chimiche.

“Le azioni degli Usa e dei loro alleati in Siria non rimarranno senza conseguenze”, lo ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov secondo quanto riporta la Tass.

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