Pasquale Manganiello – Era il 20 Luglio 2001, 16 anni fa, quando moriva il 23enne Carlo Giuliani durante i violenti scontri tra manifestanti anti-G8 e forze dell’ordine. Un evento tragico che non smette di far discutere anche ad anni di distanza. La Diaz, Bolzaneto, la morte di Carlo Giuliani sono una ferita profonda sulla cattiva coscienza del Parlamento, che sui fatti e sulle responsabilità di quei giorni rinunciò a indagare con i poteri della commissione di inchiesta.
Luca Criscuoli, atripaldese doc, era proprio a Genova durante quegli scontri che hanno segnato la storia d’Italia. La sua testimonianza è l’esempio di come certi ricordi rimangano vividi nella mente di chi era drammaticamente lì, di chi si trovava in mezzo a quella catastrofe.
Come mai eri a Genova?
“Erano gli anni dei No global, personalmente non facevo parte dei partiti, ma ero presente come semplice cittadino vicino al movimento Lgbt dei pacifisti. Avevo amici da ogni parte del mondo che avevano partecipato agli eventi di Firenze, Napoli e norvegesi che segnarono insieme a Genova quel momento storico. Il Movimento No Global rappresentava lo Stato più grande del pianeta, una moltitudine di persone che fronteggiava il neo liberismo, il consumismo, l’ abbattimento delle barriere doganali, le regole internazionali imposte sull’immigrazione, uno scenario che già mostrava una coda che si è inasprita negli ultimi anni. Il nostro motto era “un altro mondo è possibile”: avevamo individuato le basi di quello che è poi accaduto, la politica guerrafondaia americana, l’ultraliberismo che ci ha ridotti in queste condizioni, impoverendoci.”
Che ricordi hai di quei momenti?
“Io ero solo un ragazzo in mezzo alle famiglie di tutto il mondo perchè quella era l’idea di Movimento. Genova non era in condizione di poter ospitare un evento del genere. Rischiai anch’io di essere condotto alla caserma di Bolzaneto, mi fecero dei controlli e per fortuna mi lasciarono andare. In seguito provammo ad avvicinarci alla Diaz quando accaddero le violenze ma era già tutto bloccato. Ho parlato con i ragazzi che subirono le violenze e si vedeva la brutalità di quanto accaduto, un massacro che durò meno di mezz’ora.”
Tra pochi giorni molti dei 16 agenti di Polizia condannati per i fatti della scuola Diaz di Genova, al G8 del 2001, potranno tornare al loro lavoro. L’interdizione dai pubblici uffici scattata con le pene inflitte cinque anni fa scadrà infatti tra poco, ed è concreta, per loro, la possibilità di tornare in caserma. Alcuni degli agenti condannati (a pene tra i 2 e i 14 anni: la gran parte per 3 anni e 8 mesi) sono già in età pensionabile.
“Sulla questione non è mai stata fatta chiarezza nonostante i richiami dell’Europa. Chi si è macchiato di quelle colpe certamente non le ha espiate. Quegli atti illegali portarono di fatto alla sospensione della democrazia in Italia durante il G8. Una ferita profonda che continua a sanguinare”
Il Capo della Polizia Franco Gabrielli in un’intervista a Repubblica ha detto: “La nottata non è mai passata. A Genova morì un ragazzo. Ed era la prima volta dopo gli anni della notte della Repubblica che si tornava ad essere uccisi in piazza. A Genova, un’infinità di persone, incolpevoli, subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite. E se tutto questo, ancora oggi, è motivo di dolore, rancore, diffidenza, beh, allora vuol dire che, in questi sedici anni, la riflessione non è stata sufficiente.” Concordi?
“Quello che non è cambiato è il codice di comportamento delle Forze dell’Ordine. I metodi sono sempre quelli, quella condizione non è mai cambiata. Anche la recente legge sulla tortura è superficiale. Certe scene assurde continuano a ripetersi negli anni.”
Un ricordo che ti ha segnato di quei momenti?
“Quello che rimarrà nella mia memoria per sempre è la scena della camionetta che forza il corteo pochi istanti prima della morte di Giuliani. Un fotogramma di esasperazione: quell’episodio, con la Diaz, ha spezzato il Movimento.”