“Un Master Plan per il Sarno e più controlli al Polo di Solofra: stop ai disonesti che sversano nei torrenti”. La ricetta pro-ambiente della senatrice La Mura

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Renato Spiniello Fiume Sarno, Polo Conciario di Solofra e Torrente Solofrana, la senatrice Virginia La Mura, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Ambiente, fa il punto della situazione dopo la sua interrogazione parlamentare rivolta al ministro Sergio Costa, in cui chiede di potenziare i controlli nel distretto conciario di Solofra al fine di conservare gli effetti ambientali positivi del lockdown e prevenire condotte illecite.

Senatrice La Mura, partiamo da un dato di fatto, in pieno lockdown e quindi a produzione industriale ferma, i corsi d’acqua tra cui il fiume Sarno, a più riprese definito come il più inquinato d’Europa, hanno subito un netto miglioramento del proprio stato; iniziata la Fase 2, invece, quelle stesse acque sono tornate marroni. È la riprova che la causa dell’inquinamento sia da ascrivere alle attività produttive e non alle acque reflue urbane?

L’inquinamento del Sarno è dovuto a molteplici fattori, tra questi anche il polo conciario di Solofra. L’effetto, che tutti abbiamo potuto osservare durante il lockdown, delle acque limpide come non mai ha impressionato anche me. Resta però da un lato la considerazione che non c’è un binomio certo tra acque trasparenti e mancanza di inquinamento che risiede principalmente nei sedimenti del fiume e non solo nelle acque. Sono molteplici i fattori che hanno prodotto la trasparenza delle acque, tra i quali anche la mancanza di piogge che non hanno “dilavato” i canali e i torrenti, e certamente la mancanza degli scarichi industriali ha contribuito notevolmente. Ricordiamoci che durante il lockdown il fiume e i suoi affluenti e canali hanno continuato a ricevere gli scarichi civili, non depurati o non sufficientemente depurati e le acque sono tornate trasparenti.

La relazione del Dipartimento provinciale Arpac di Avellino, sugli esiti dell’attività di monitoraggio Torrente Solofrana (in località Chiusa di Montoro) del primo quadrimestre 2020 mettono in evidenza che i valori di concentrazione del Cromo totale rilevati nei campionamenti del 15 e 20 aprile, nel corso del lockdown, risultano significativamente inferiori a quelli frequentemente rilevati nel corso del monitoraggio di anni, anche per conto delle forze dell’Ordinenello stesso punto di campionamento. Infatti, in data 25/02 (prima del lockdown, ndr), si è registrato un valore pari a 17,7 μg/L, superiore allo Standard di Qualità Ambientale su media annua, pari a 7 μg/L. L’Arpac, quindi, conferma che “da tempo è stato acclarato che la contaminazione delle acque superficiali è essenzialmente connessa alla presenza di cromo in concentrazioni superiori ai limiti normati, riconducibile ai frequenti scarichi anomali di reflui conciari” (QUI PER LA RELAZIONE DELL’ARPAC).

Immediato è stato l’intervento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, avviate anche le ispezioni da parte dei Carabinieri del Noe, lei stessa ha presentato un’interrogazione parlamentare. Ciò che manca e che è mancato, a suo dire, sono i controlli degli scarichi industriali che sono di competenza della Regione Campania…

Il ministro Costa ha da sempre mostrato grande attenzione al Sarno, l’inverno scorso visitò con noi diversi Comuni attraversati dal fiume e da allora si è lavorato all’elaborazione di un Master Plan che prevede numerose misure atte a migliorare concretamente la situazione. Il ministro però, così come noi parlamentari, non può fare ingerenza in quelle che sono competenze regionali, come quelle relative alle procedure d’infrazione per la mancanza di fognature o dell’efficienza dei depuratori, quindi le misure inserite nel Master Plan si vanno a coordinare con quelle regionali. Gli interventi del Noe realizzati prima del lockdown e subito dopo la riapertura e quelli che seguiranno fanno parte di una delle azioni previste nel Master Plan, grazie a una convenzione tra il Noe dei Carabinieri e il Ministero.

Lei ha chiesto particolare attenzione e il potenziamento dei controlli nel distretto conciario di Solofra. Giusto focalizzare l’attenzione principalmente sulla lavorazione delle pelli?

La lavorazione delle pelli prevede l’utilizzo di prodotti altamente impattanti per gli ecosistemi. Quello di Solofra è un polo afferente a un settore delicato proprio perché altamente a rischio inquinamento. E sono tanti, davvero troppi, gli episodi incresciosi cui abbiamo dovuto assistere con le acque del Solofrana che diventavano di tutti i colori, schiume ecc. La richiesta d’intensificazione dei controlli è dovuta semplicemente a questo, a fare in modo che gli imprenditori onesti e rispettosi dell’ambiente continuino a lavorare al meglio, e che i disonesti che sversano illecitamente nel torrente chiudano per sempre, perché non si può tollerare più chi fa soldi avvelenando il proprio territorio. E’ indicativo che solo 10 aziende del distretto conciario di Solofra hanno la certificazione ambientale UNI EN ISO 14001/2005 e l’ambizioso progetto di certificazione ambientale APO EMAS del distretto conciario di Solofra sia stato abbandonato a dimostrazione del fatto che il polo non riesce a mantenere gli standard ambientali richiesti dalla normativa ambientale.

Dal loro canto gli imprenditori conciari, in una missiva inviata a lei e al ministro Costa, asseriscono che le cause dell’inquinamento del Sarno siano da ricercare in altre attività produttiva. La riprova di ciò starebbe nelle acque, che permangono limpide anche dopo il lockdown, del Torrente Solofrana, affluente – appunto – del Sarno…

Ho detto all’inizio il nesso tra acque limpide e mancanza di inquinamento è inesistente. Ricevo ogni giorno segnalazioni da cittadini stanchi e disperati. Non c’è una persona che vive in quella zona che non abbia assistito a scene terribili con le acque evidentemente inquinate. Rispetto il lavoro di tutti coloro che operano seguendo le leggi e tutelando l’ambiente, ho chiesto al Ministro attenzione per molti scarichi che hanno palesemente sporcato le acque del mare e dei fiumi subito dopo il 4 maggio e lo stesso ho fatto per il polo conciario di Solofra in quanto soggetto a rischio e correlato con la salute del fiume e dunque, in un momento delicato come la fine del lockdown, poteva essere il momento giusto per verificare il cambiamento delle condizioni delle acque. D’altronde chi non ha nulla da temere non avrà certamente paura di un controllo delle forze dell’ordine.

Chiudiamo con un auspicio. La natura, in questi mesi di emergenza sanitaria, ha saputo riprendersi i suoi spazi, può essere l’occasione di una ripartenza veramente all’insegne del benessere ambientale?

Ciò che ha dimostrato la natura in questi mesi deve farci riflettere. Tutte le immagini cui abbiamo potuto assistere di animali che si rimpossessavano dei propri spazi, acque e cielo trasparenti come non mai, ha significato davvero molto per l’opinione pubblica che chiede con forza di non tornare più ai livelli di inquinamento di prima, anche perché le tecnologie per ridurre gli impatti sull’ambiente ci sono. Sinceramente, e lo dico con profondo dispiacere, dubito che la ripartenza davvero segni un cambiamento profondo. L’uomo, l’intera società di cui è purtroppo indiscusso protagonista, hanno messo da parte la salvaguardia ambientale per dare valore assoluto ai processi economici. E’ da qui che si deve ripartire, dall’esigenza di un nuovo paradigma socio-economico: economia, salute dei cittadini e tutela ecosistemica possono e devono andare di pari passo. E’ in questa direzione che stiamo improntando tutti i lavori in commissione Ambiente. Spero davvero che, con la collaborazione necessaria di tutti, il Sarno diventi il simbolo di questa nuova impostazione.