Avellino – Il fallimento del centrosinistra comunale “non è dato da momenti di crisi e confronto, anche se virulento”. Ma emerge nel momento in cui “non si raggiungono gli obiettivi programmatici”. E il fatto che questi “non siano stati centrati”, non significa che “non si possa correggere il tiro e raggiungerli”. Il partito di via De Conciliis, guidato da Gaetano Musto, si è riunito a seguito dei fatti dell’ultimo Consiglio comunale, all’interno del quale il sindaco ha avanzato le sue dimissioni, per chiarire la sua posizione. Di Nardo, Micera, Musto, Giuditta, De Lorenzo, Trezza hanno insomma ribadito la linea. Il punto è nell’ ‘inversione di tendenza’: “Solo dando voce alla città si può rilanciare questa coalizione”, hanno spiegato dal tavolo. “Da tempo soffriamo una difficoltà – ha evidenziato in sede di conferenza stampa l’on. Pasquale Giuditta – per l’assenza di collegialità, di metodo, di coinvolgimento dei consiglieri comunali”. “Nell’ultima crisi – ha continuato il deputato dell’Udeur – abbiamo detto sì alla governabilità, ma siamo stati l’unico partito a sottolineare che i problemi restavano. Ora la situazione si è aggravata e siamo preoccupati”. Secondo il Campanile il vero dilemma è in quella “confusione” che non si è riusciti a sbrogliare. E che alla fine si risolve solo in un fatto: “Non si danno le giuste risposte alla città”. Tuttavia, il senso di responsabilità “si fa sentire perché facciamo parte di questa coalizione. Ma se vogliono trataare con noi la smettessero di dire che siamo degli ‘straccioni’”. Giuditta insiste: “Abbiamo cercato di far capire al sindaco e alla Margherita che si deve elaborare un progetto per la città come frutto di concertazione. Il vecchio metodo non ci appartiene. Nell’ultimo Consiglio comunale non potevamo dire sì ad una impostazione non democratica”. Insomma: se la crisi serve per rilanciare è un fatto positivo. Ma, per Giuditta, è altrettanto positivo se “non essendo in grado di governare si passa ad un’altra amministrazione più efficiente”.
E il ‘non saper governare’ si misura per il deputato udeurrino proporzionalmente al ‘luogo delle decisioni’. Tunnel, Global Service: “Dove si è deciso? Noi come forza di maggioranza non siamo stati informati. La cittadinanza non è stata informata. Sono scelte extra-comunali. Noi invece vogliamo riportare tutto in Consiglio”. Giuditta si sofferma in particolare sulle esternalizzazioni: “Se è l’indirizzo, allora si deve applicare anche agli altri enti, valutandoli caso per caso. Ma si devono stabilire bene le regole. Si devono approfondire le questioni: non si può imporre una proposta senza che questa sia valutata e condivisa”. Il deputato sottolinea poi che il privato non è la panacea di tutti i mali: “Ci sono anche casi in cui pubblico significa efficiente: tutto dipende dall’indirizzo. E in queste circostanze l’inversione di tendenza sarebbe invece un rischio”. Al tavolo tornano anche le proposte avanzate dall’on. Abbamonte nella sua visita ad Avellino: servizi di manutenzione alla Global Service; servizi industriali ai privati. Ma la vera questione è, secondo l’Udeur, ‘approfondire’. Prima di scegliere e decidere. Soprattutto: “Rendere partecipe ed informata la cittadinanza”. “Non siamo contro nessuno. Vogliamo solo analizzare. Perché c’è incertezza”, rimarca ancora il parlamentare. Che alla fine propone la ricetta dell’Udeur: patto di programma; regole chiare; metodi; no agli “amministratori delegati”. Insomma: tutto deve essere il frutto di una “amministrazione interna”. (di Antonietta Miceli)