Marco Grasso – Il turismo in Campania gode complessivamente di buona salute, ma l’Irpinia resta ancora ai margini del circuito. Volano le località turistiche di prestigio internazionale come Positano, Capri, Amalfi e Sorrento e i Comuni delle due Costiere. Bene Ischia, Procida e Campi flegrei. In lieve calo il Cilento, tiene Napoli con una ridotta media pernottamenti rispetto a Salerno che, in piena estate, ha superato l’85% di prenotazioni.
Stabile ed in calo il trend per le aree interne. Poco più di 25 pernotti in media durante l’intera stagione estiva per il Beneventano e l’Irpinia, va meglio Caserta.
I dati relativi all’estate che sta per chiudersi, elaborati dall’Osservatorio Turistico dell’Abbac, fotografano un bilancio più che positivo per il comparto ricettivo extralberghiero della Campania. Confermate in linea di massima le rosee previsioni di inizio estate, tuttavia non mancano dati contrastanti per alcune destinazioni e il giudizio negativo su carenza di infrastrutture, trasporti e servizi di accoglienza.
Buone le previsioni per settembre anche se aumenta il rischio stagionalità di alcuni territori. Scelte più self accomodation , locazioni e case vacanze, tengono bed and breakfast ed affittacamere. Vince il last minute e le scelte concentrate nei fine settimana.
La Campania è tra le cinque regioni più frequentate per visite culturali e naturalistiche, ma per la vacanza balneare soffre della concorrenza delle mete italiane tradizionali del Nord e, soprattutto, di Puglia e Sicilia. Qualche contraccolpo anche per la riapertura delle mete del Nord Africa (Egitto in testa) e il rinnovato boom delle isole greche, Turchia e della riviera adriatica slava, compresi Albania e Montenegro.
La bilancia turistica va oltre la media nazionale con il + 6% per i nuovi arrivi, di cui il 62% è straniero, un dato lievemente in discesa. In aumento gli italiani.
E l’Irpinia? I dati che riguardano la nostra provincia fotografano una situazione di complessiva difficoltà. Il numero di pernottamenti è fin troppo eloquente ed la plastica conferma che l’Irpinia è di fatto ancora fuori dai principali circuiti turistici regionali.
A tenerci a galla è solo, o quasi, la formula del “mordi e fuggi”. Visite lampo (concentrate quasi esclusivamente nel week-end per le tante sagre organizzate sul territorio) che, in linea di massima, non garantiscono volumi d’affari significativi e comunque in grado di alimentare un processo di crescita proiettato nel medio-lungo termine. La carenza di infrastrutture e servizi, comune a diverse aree turistiche della Campania, in Irpinia è forse la prima emergenza da affrontare. Tiene l’agriturismo, ma i numeri, anche in questo caso, sono poco significativi.
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