Marco Grasso – “La galera non deve mai essere una vendetta. La sua funzione dovrebbe essere prima di tutto educativa”. Il presidente della Camera Penale irpina, Luigi Petrillo, risponde al ministro degli Interni, Matteo Salvini, che, subito dopo l’arresto di Cesare Battisti, si era augurato di “vederlo marcire in galera” e anticipa i temi che saranno affrontati venerdì all’ex Carcere Borbonico, nel corso di un convegno dall’eloquente titolo “Marcire in galera: la pena come vendetta”.
Un momento di confronto sulla pena e la funzione del carcere che vedrà la partecipazione anche dell’avvocato Nicola Mazzacuva, vicepresidente dell’Unione delle Camere Penali italiane, dell’avvocato Gennaro Santoro del Comitato Direttivo dell’Associazione Antigone, del professore Daniele Negri, ordinario di diritto processuale penale dell’Università di Ferrara, del direttore del Carcere di Avellino Paolo Pastena e di Franco Mussida, coordinatore del progetto “La società civile incontra il carcere”. Le conclusioni saranno affidate al Tesoriere dell’Unione delle Camere Penali italiane Giuseppe Guida.
Nel corso della conferenza stampa, alla quale erano presenti anche gli avvocati Gaetano Aufiero, Quirino Iorio, Patrizio Dello Russo e Francesco Perone, si è discusso inoltre del futuro del Tribunale di Avellino. Gli avvocati hanno ribadito di non volere la chiusura dell’edificio, ma risposte certe sui lavori e sulla sicurezza. “Vogliamo che gli enti preposti ci diano una risposta sulla sicurezza. E, soprattutto, dicano che interventi vanno fatti ed entro quando”, è stato ribadito nel corso della conferenza stampa.
Il convegno di venerdì è solo il primo di un ciclo di appuntamenti promossi dalla Camera Penale. “A breve organizzeremo un altro momento di confronto in cui parleremo – precisa Aufiero – di difesa dal e nel processo penale. Un tema attualissimo dopo quanto accaduto con la mancata autorizzazione a procedere nei confronti del Ministero Salvini per il caso Diciotti”.
A Cervinara si parlerà invece di presunzione di non colpevolezza, in relazione al processo mediatico “che finisce per condizionare anche l’evoluzione giuridica”, precisa Perone. “Basti pensare a quello che è successo a margine del processo sulla strage dell’Acqualonga, con la protesta contro una sentenza diversa da quella già decisa a livello mediatico”.
Un ultimo appuntamento sarà invece dedicato alla riforma della prescrizione. “Una riforma che diventa slogan, basti pensare al titolo “spazzacorrotti”. Con la prescrizione che resta “appesa” dopo la sentenza del primo grado”, precisa l’avvocato Iorio.