“Trent’anni e due lauree: lascio Avellino per sentirmi finalmente fiera di me”

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Pasquale Manganiello – A volte scrivere a cuore aperto fa bene. “Voglio scrivere due cose sulla realtà che ci circonda, perchè non le pubblichi?”

“Perchè no” – ho risposto. Ed ho letto, ho letto quello che è un sussurro assordante in una realtà che promette di cambiare, ogni giorno, ma che non cambia mai. Una realtà che si trascina e si porta via gli anni, gli anni più importanti, quelli in cui vuoi costruire ma non puoi, quelli in cui vuoi dare tanto ma non puoi, quelli in cui ci si vuol sentire veramente se stessi in un mondo che non ti riconosce. Questa lettera, la lettera di Maria, racchiude, forse, un unico grido disperato di una generazione che ha dovuto estirpare le proprie radici e che ha dovuto dare a “lontano” il significato di “casa” e a “casa” il significato di “rassegnazione”. Quindi, se c’è bisogno di volare per raggiungere se stessi, arriva il momento in cui ti stacchi da terra e non ti volti più indietro.

Mi chiamo Maria e l’hinterland avellinese non sarà più il mio mondo. A poche ore dalla mezzanotte, a poche ore dall’arrivo del mio nuovo compleanno, il 30esimo, mi è venuta voglia di scrivere e non so nemmeno il perché. Trent’anni cosa saranno mai, è solo un numero. C’ è lo 0 ed è forse questo che rende  così strano questo momento. Zero è come se si dovesse partire daccapo.

E io, che sono una pessimista di natura, stranamente ho la sensazione che qualcosa finalmente possa cambiare. Ho 30 anni, due lauree, delle belle pergamene e nessun lavoro. O meglio lavoro come barista o cameriera, se capita e se mi chiamano.

Sono una biologa abilitata ma non iscritta all’albo. A 24 anni non mi sono voluta iscrivere. E non ho voluto fare la specializzazione. Uno perché me l’hanno sconsigliato tutti, due perché non ho mai capito perché ai medici viene pagata mentre ai biologi no. Ci trattano come gli scarti.

Poi mi sono iscritta al Corso di Laurea in Ostetricia e mi sono laureata qualche mese fa. Stavolta mi sono iscritta al collegio. Ho buttato via un pò di soldi…sperando in qualcosa di buono.

A questo punto l’unica cosa di cui ho voglia è mandare tutto a quel paese e andarmene. All’estero, via di qui. Non ho più voglia di stare qui, voglio sentirmi soddisfatta e fiera di me stessa. Voglio che tutti i miei sacrifici vengano in qualche modo ripagati. Voglio sentirmi orgogliosa di me stessa perché né io né i miei genitori abbiamo mai chiesto una raccomandazione.

Quindi se questo giorno, se questo compleanno, se questo zero può rappresentare una partenza, io voglio partire.

Voglio cercare la mia strada, inseguire i miei sogni. Avrei desiderato farlo accanto ai miei affetti più cari, nella mia terra ma tutto questo non è possibile. Ci hanno rubato il futuro, questa terra è un buco nero. Che ne sanno LORO delle umiliazioni subite, del lavoro duro per pochi spiccioli fino a notte fonda, della mia e della nostra indignazione tenuta a freno dalla speranza.

A mezzanotte penso che dormirò beatamente ed un secondo prima di chiudere gli occhi sento che avrò la sensazione del mio nuovo inizio.”

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