Tredicenne aggredito, il sindaco minimizza L’avvocato Rea: una violenza nella violenza

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SIRIGNANO- Il sindaco di Sirignano Antonio Colucci ridimensione e minimizza il grave episodio avvenuto ai danni di un tredicenne, derubricandolo ad una ragazzata e si scatena la bufera, perche’ mentre tutto il resto del Mandamento condanna quello che e’ avvenuto, il primo cittadino scivola sulla classica “buccia di banana”. Cosa ha detto il sindaco? «Non è successo niente di che, cose di ragazzi, hanno litigato e fatto un filmino», ha commentato.  Colucci ha minimizzato appellandosi a due argomentazioni: i ragazzini sono di buona famiglia, e vanno in classe insieme. «Li conosco, hanno 12-13 anni, sono tutti figli di brave persone. La violenza? Eh, ma i ragazzi ogni tanto fanno qualche “male servizio”, si sa, ma non sono bulli, macché. È stato un piccolo litigio. Vanno a scuola insieme, fanno le medie» a La Stampa. Ma il video l’ha visto? No. «Non l’ho visto, mi ha informato il vigile. Mi ha detto che i ragazzi stavano giocando e poi hanno litigato, tutto qua. Cose di bambini», ha proseguito Colucci. A rispondergli per le rime e’ stata l’avvocato Alessandra Rea, che assiste la famiglia del tredicenne. «Le parole del sindaco sono una violenza nella violenza, impregnate di errori ed omissioni», commenta l’avvocato Rea, che aggiunge: «La provenienza “da famiglie per bene” degli autori non può e non deve giustificare gli atti riportati nei video. Semmai, al contrario, è riprova di un’etica compromessa. Falso che si trattasse di “coetanei”: uno degli aggressori è addirittura maggiorenne. Mai come in questo caso, la retorica perbenista deve cedere il passo alla necessità di condannare gli atti di violenza compiuti nei confronti di un bambino affetto da disabilità. Da parte nostra, faremo tutto quanto in nostro potere per supportare l’attività della magistratura. Sia per il bene del piccolo Cristian, sia per dimostrare che in una società civile non c’è spazio per il bullismo e per ogni forma di violenza, soprattutto se perpetrata nei confronti del più debole».