In riferimento all’ordinanza emessa in data odierna dal Presidente della Provincia, relativa al trasferimento del rifiuto organico presso lo Stir di Pianodardine, il Comitato Salviamo la Valle del Sabato dichiara quanto segue.
“La vicenda Stir – si legge nella nota del Comitato – mette in evidenza come in tanti anni il sistema della raccolta e smaltimento dei rifiuti non abbia prodotto nulla di positivo e di efficiente. Dopo un anno non si fa altro che tornare allo Stir (contaminato), senza nessuno sforzo di trovare altre soluzioni finalizzate ad alleggerire un’area satura, esausta, tramortita da anni di incuria e abbandono. Controlleremo, verificheremo, ci opporremo”.
“Nel frattempo, in considerazione del fatto che, vista la gestione recente e passata, non nutriamo alcuna fiducia in chi dovrebbe affrontare e risolvere il problema rifiuti in questa provincia, invitiamo, laddove possibile (pensiamo alle realtà di tanti piccoli paesi e alle campagne) a non consegnare l’umido ma a sversarlo in compostiere domestiche. Ciò contribuirà a risolvere il problema e ad alleggerire il costo della bolletta”.
“L’ordinanza odierna – prosegue la nota – è stata preparata con la conferenza dei servizi del 13 giugno, a cui hanno partecipato Provincia, Irpiniambiente, ASL, Arpac e Ato. Avremmo gradito un invito che non c’è stato, ma per noi è molto grave l’assenza del Comune di Avellino. Sarebbe interessante capire perché, nella conferenza del 15 giugno, è stata rinviata la valutazione del progetto di bonifica dello Stir per ulteriori approfondimenti, a seguito dei rilievi mossi da noi (prendendo spunto dal parere dell’ISS), mentre due giorni prima Arpac certifica il nulla osta alla trasferenza. Arpac farebbe bene a far capire quali criteri utilizza per esprimere pareri curiosamente contrapposti”.
“Contrariamente a quanto si era detto, i quantitativi di umido che arriveranno allo Stir sono gli stessi delle tre ordinanze precedenti. Le 700 tonnellate a settimana corrispondono alle 100 tonnellate al giorno precedentemente previste. Si gioca un po’ con le parole. Le precedenti ordinanze avevano una durata di 45 giorni, le prime due e di 90 la terza. Quella odierna ha invece una durata di 180 giorni. Il provvisorio assume sempre più le caratteristiche del permanente. Arpac e Asl sono deputati al controllo (punto 10 dell’ordinanza). Chiederemo conto delle risultanze dei controlli”.