Tra Sperimentazione e tradizione, lo chef Antonio Simeone.

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Antonio Simeone Chef
Antonio Simeone Chef

A metà tra innovazione e tradizione, tra sperimentazione e riscoperta degli antichi sapori del territorio, la cucina del “Diablo” di Avellino apre le sue porte e scopre il suo asso nella manica: lo chef Antonio Simeone.

Con grande maestria, nonostante la giovane età (solo 21 anni) lo chef Antonio Simeone firma i piatti del noto locale avellinese giocando abilmente con la creatività. <<Qui mi trovo benissimo, mi sento come a casa.

C’è una grande intesa con la proprietà e con i collaboratori. E’ un luogo che mi dà la possibilità di esprimere a pieno il mio modo di intendere la cucina>>. Così esordisce Antonio Simeone parlando del Diablo, locale che fin dalla sua apertura ha deciso di puntare su un talento giovane ma non per questo acerbo.

Come ha inizio questa tua grande passione poi divenuta lavoro?

<<Mio nonno era insegnante di cucina a Genova. E’ stato lui che mi ha indirizzato all’istituto alberghiero e ha insistito che io seguissi le sue orme. La passione quindi è nata fin da piccolo, stando a contatto con lui e traendone consigli e tecniche>>.

In che modo è proseguito il tuo percorso?

<<A 14 anni ho iniziato a collaborare in un ristorante del mio paese (Avella). Poi attraverso l’istituto alberghiero ho avuto modo di fare diversi stage. Ricordo in particolare quello presso “Don Alfonso 1890” a Sant’Agata sui Due Golfi, nel quale ho imparato tantissimo. Mi reputo un grande appassionato del settore della ristorazione in generale, per cui ogni volta che ho avuto occasione di collaborare in qualche struttura ho cercato di carpire i segreti del mestiere e ho osservato molto con grande curiosità>>.

Come reputi la tua cucina?

<<Nasce tradizionale, legata al luogo, alla tradizione del mio territorio. Ma adoro sperimentare e creare nuovi abbinamenti e combinazioni di sapore. Al Diablo facciamo infatti finger food particolarissimi per chi ama i sapori inediti e cucina tipica per chi desidera rimanere sul gusto classico del territorio>>.

A proposito di territorio, tu sei di Avella, paese della provincia di Avellino al confine con quella napoletana. A che tipo di tradizione gastronomica ti ispiri?

<<Un bel mix di irpino e napoletano>> – ci risponde sorridendo.

E se dovessi scegliere un piatto per provincia, cosa ti viene subito in mente?

<<Porcini e tartufo per l’Irpinia, ovvero un classico che esalta due eccellenze della nostra provincia. Per il napoletano invece penso immediatamente ai dolci, come babà o sfogliatella>>.

Come nascono i tuoi piatti al Diablo?

<<L’ispirazione la troviamo insieme: io, Sergio Antonio Bolognese e Sara Riccio, i due titolari. Ci piace fantasticare sui piatti da proporre, poi li testiamo per vedere concretamente il risultato e decidiamo se e cosa cambiare. Il momento migliore è la sera di inizio settimana. Ci sediamo a tavolino con una birra in mano e lasciamo spazio alla creatività>>.

Parliamo del menù di inizio primavera: quali le proposte più allettanti secondo te?

<<La varietà come sempre è molto ampia anche nell’ultimo menù (che, ricordiamo, cambia ogni mese). Per aspettare la primavera ci sono proposte di finger food come tortino con salsa tartufata e pecorino di Norcia, arancini di farro al tartufo, arista al brandy con pomodorini e rucola oppure una vellutata di ceci e grana. Come dolci ad esempio la mousse di zabaione e amarena o la cheesecake alle mandorle. Tra i piatti, risotto con asparagi e zafferano, calamarata con piselli e salmone, parmigiana di zucca e melanzane, agnello alle mandorle o alici ripiene alla siciliana>>.

Qualche anticipo per l’estate?

<<Sicuramente non mancheranno piatti freddi, ma tutto seguirà la stagione con prodotti freschi del periodo. Difficile anticiparsi troppo proprio per questo motivo. Appena inizieranno ad arrivare in cucina i nuovi ingredienti scatterà la creatività del momento>>.

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