La Cgil irpina nella ricorrenza del trentottesimo anniversario del terremoto del 23 novembre 1980 che distrusse 362mila abitazioni con 2mila 914 vittime, 8mila 848 feriti, oltre ai 280mila sfollati nei 688 comuni colpiti in tre regioni – Campania, Basilicata e Puglia – ribadisce che sono drammatici i ritardi nella messa in sicurezza del territorio di fronte a calamità naturali, dissesti idrogeologici e terremoti.
«Il territorio della provincia di Avellino – ricorda Franco Fiordellisi, segretario generale della Cgil di Avellino – è classificato come a elevato rischio sismico, ma oltre il 70 per cento degli edifici – tra cui quelli scolastici – sono esposti a vari rischi e molti edifici pubblici sono stati realizzati prima del sisma».
«La conoscenza del rischio a cui siamo esposti,, deve farci intervenire in maniera sistemica ed organica eppure queste prassi, sensibilità, sembrano ancora mancare in molti amministratori e tecnici sia privati che pubblici».
«Tutte e tutti ci dobbiamo sentire obbligati ed impegnati per evitare tragedie umane e materiali, per cui investimenti adeguati e specifici per manutenere il territorio, prevenire il distretto idrogeologico e mettere in sicurezza edifici è un modo per rilanciare anche il del settore edile, colpito, in questi anni, molto duramente dalla crisi ed evitare consumo di suolo con cementificazione sconsiderata».
«La Cgil e la Fillea, nei congressi appena celebrati, hanno denunciato la mancanza di politiche strutturali e di un’attenzione profonda e duratura, da parte del Governo attuale e dei Governi precedenti, in merito alla messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e idrogeologico».
«L’Irpinia, il nostro territorio, ha l’urgenza di realizzare un piano di consolidamento antisismico di tutti gli immobili di interesse pubblici e strategici così come di chiudere definitivamente la coda dei finanziamenti per gli aventi diritto nella legge 219/81 e finanziare la messa in sicurezza degli assi infrastrutturali viari e di completare le opere stradali e ferroviarie. Questa piattaforma andrebbe sostenuta con forza da tutte le parti sociali, dai datori di lavoro e dai cittadini, insieme alle amministrazioni comunali».
«Se il sisma del 1980 non ha dato la consapevolezza che i costi di una manutenzione preventiva sarebbero nettamente inferiori rispetto a quelli che si dovrebbero sostenere per la ricostruzione dopo le tragedie, sia in termini umani che economici siamo messi male».
«Queste considerazioni sono rese necessarie per ribadire che l’arroganza dell’uomo nel voler dominare la Natura, senza preliminarmente valutare, rispettare e adeguarsi ai vincoli ambientali ed urbanistici portano a situazioni drammatiche. Ciò è ancor più importante e delicato affrontare e risolvere nelle aree interne come l’Irpinia in cui molte aziende, insediate nelle aree industriali del post sisma, non hanno retto alla crisi che adesso sta creando un deserto umano e di servizi, il piano di consolidamento antisismico, contro il dissesto idrogeologico, e la messa in sicurezza con manutenzione può creare occupazione e lavoro dignitoso».
«A tal fine pensiamo di rilanciare un percorso di iniziative unitarie anche su questi temi a partire dall’attivo unitario di Cgil, Cisl e Uil previsto per il 29 novembre presso il Viva Hotel di Avellino».
Infine, citando Sandro Pertini, Fiordellisi ribadisce: «Ci sono ferite che non guariranno mai ci ricordano quanto abbiamo amato, quanto abbiamo avuto, quanto abbiamo perso. Ferite senza le quali non ci potremmo riconoscere. Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura. Perché credetemi il modo migliore per ricordare i morti è quello di pensare ai vivi».